Nozze di diamante tra Maria Rozzini e Giuseppe Tagliabue

Nozze di diamante tra Maria Rozzini e Giuseppe Tagliabue
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La signora Maria Rozzini e il signor Giuseppe Tagliabue sono tra i fortunati a poterlo celebrare. In primis perché, a parte qualche acciacco dato dall’età, 82 lei e 84 nei prossimi giorni lui, stanno bene e domenica hanno potuto festeggiare alla grande portando l’intera famiglia, che conta una 40ina di elementi, a pranzo al ristorante. Ben nove i figli che hanno coronato l’unione dei due: FrancescaEleonoraEnnio,AnnamariaLucianoRosaGiovanniMichela e Alessandro. Ecco perché la signora ha sempre dovuto fare la casalinga.

39 anni il più piccolo e 58 la più grande arrivata quando la signora aveva 24 anni, due anni dopo il matrimonio. 11 i nipoti e 7 i pronipoti: una grandissima famiglia che, indubbiamente, quando deve riunirsi deve fare i conti con gli spazi a disposizione. I due coniugi sono conosciuti «in giro», difficile ricordare il momento preciso, ma prima dei 5 anni di fidanzamento si sono visti «come amici» ha assicurato Maria.

Non sono mancate le uscite al cinema, all’oratorio e ai «Pioppi» dove andavano a vedere le coppie ballare. La danza non li ha mai coinvolti, Maria preferisce la musica, mentre Giuseppe ha la grande passione per il gioco delle carte. Dal 13 ottobre 1956 i coniugi Tagliabue hanno abitato con la famiglia del signor Giuseppe, operaio ai «Prefabbricati Bonetti» di Brescia, alla cascina Bona in via Monte Vergine. Poi nel 1962, quando la famiglia iniziava a diventare numerosa, dopo un anno in affitto a Montirone, hanno costruito la cascina Tagliabue, dove tutt’ora abitano, in un terreno di proprietà della famiglia di Giuseppe.

«Abbiamo fatto tanti sacrifici - ha commentato Maria - e per fortuna che allora non c’erano tutti i problemi che si sono adesso, abbiamo potuto pagare un poco alla volta» aiutati poi anche dal contributo pratico dei figli Ennio e Alessandro, impresari edili e Giovanni, cartongessista. Il reciproco aiuto in famiglia non è mai mancato e i coniugi si dicono «fortunati» perché i figli non gli hanno mai dato problemi. 


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