«Non sono straniero, sono solo stranero»

«Non sono straniero, sono solo stranero»
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Questa settimana ci siamo occupati di un personaggio che ha molto da raccontare nonostante la sua giovane età e che ci ha accolto con un sorriso, simbolo della sua spontaneità e del suo modo d’essere: stiamo parlando di Tommy Kuti, astro nascente del mondo del rap. Nato in Nigeria nel 1989, è in Italia da quando aveva 2 anni e oggi si sta imponendo nel campo musicale con la sua fantasia e la sua determinazione. Il rapper cresce a Castiglione, poi vola in Inghilterra per frequentare l’università e nel 2011 rientra in Italia per dedicarsi completamente alla musica. Poco più di una settimana fa, i riflettori sono stati puntati sul suo nome grazie ad un politico di spicco a livello nazionale come Matteo Salvini. Il punto della discussione riguardava una strofa di un mixtape del rapper in cui veniva citato proprio Salvini, il quale ha condiviso su un social il pezzo di Tommy, intitolato «Rap per lo Ius Soli», dicendo che la cittadinanza non si regala come vorrebbero Renzi e il PD, ma si desidera e si conquista. La replica del rapper non è tardata ad arrivare e ce la racconta assieme alla sua storia.

Tommy, Salvini ti ha attaccato perché in «Rap per lo Ius Soli» lo citavi in una strofa. Qual è?

«Sì, ha ripreso una parte del testo che è: “Chiedi a Salvini che starebbe a fare, se tutta la sua famiglia facesse la fame e se sapesse che, lui, partendo per quel viaggio, trova un posto nel disagio e mette apposto il suo villaggio”. Questo è rap, questo è il mio pensiero. Generalmente se Salvini parla di te vuol dire che stai facendo qualcosa di buono quindi io resto molto tranquillo di fronte a certe accuse. Io sono e mi sento italiano non solo quando segna “SuperMario” Balotelli, come dico in un’altra strofa del “Rap per lo Ius Soli”».

Parliamo un po’ di te. Il 2016 è stato il tuo anno d’oro, con molti riconoscimenti ottenuti in campo musicale: qual è il tuo segreto?

«Segreti non ce ne sono (dice ridendo). Come in tutti i circuiti creativi c’è molta competizione e occorre avere talento, creatività e quel pizzico di fortuna che non guasta mai. Per quanto riguarda il 2016 è vero, a ottobre ho firmato un contratto con la “Universal Music Italia” e a luglio, circa un anno fa, sono stato nominato da Mtv “Artista del mese”: quasi non ci credevo perché io sono cresciuto guardando quel canale, che ora mi stava premiando; un sogno che si è realizzato. Prima del 2016 facevo solo musica indipendente ed ero con la mia crew, i “Mancamelanina”. Insieme abbiamo pubblicato il “Mancamelanina Mixtape” e soprattutto abbiamo creato il nostro motto: “non sono straniero, sono solo stranero”. E’ una frase alla quale sono molto legato e che mi rappresenta».

All’attivo, sempre nel 2016, hai anche una collaborazione con Fabri Fibra. Che ruolo ha avuto nella tua vita e in che rapporti siete?

«Con Fabri Fibra sono in buonissimi rapporti. A giugno dello scorso anno ho collaborato con lui nel brano "Su le mani" contenuto nel disco "Tradimento-Reloaded". Per me è come se fosse un fratello maggiore perché mi dà un sacco di consigli quando ci sentiamo: ha avuto un ruolo importante nella mia vita anche perché stiamo parlando di un’autorità nel mondo del rap. A livello professionale abbiamo in comune la nostra manager Paola Zucca, che segue tra gli altri anche Marracash».

Nei tuoi testi tratti spesso di temi sociali e di razzismo. Qual è il tuo punto di vista in merito? 

«Guarda, ti racconto un aneddoto per farti capire come tratto io la questione. Poco tempo fa vedevo che un signore continuava a commentare sia sul mio video di YouTube che sui social con le solite frasi “torna da dove sei venuto”, “torna al tuo paese” o “non sai avvitare le lampadine perché vivevi con quelle al cherosene”. Sono riuscito ad ottenere il numero di questo signore e a contattarlo telefonicamente. Ci ho parlato e ha detto tante di quelle scemenze sulla questione della cittadinanza che in quel momento ho realizzato una cosa: il problema è che certa gente non è cattiva, ma soltanto ignorante nel senso più letterale della parola. Spesso e volentieri, deviati dai media o da alcuni politici che strumentalizzano determinati avvenimenti, queste persone non hanno un’opinione personale e si fanno trasportare dal sentito dire. Questa conoscenza illusoria si trasforma in paura e che viene espressa da quei commenti sui social. Alla fine della discussione, quel signore, mi ha addirittura offerto di andare al suo albergo gratuitamente. Penso che il razzismo vada combattuto con l’intelligenza… e con il sorriso sulle labbra».

Qual è il sogno di Tommy Kuti oggi?

«Voglio completare il mio ultimo disco, ma non posso svelarvi il nome perché è top secret (sorride). Poi ovviamente mi piacerebbe realizzare il sogno di ogni artista che sta intraprendendo la strada del successo, ovvero girare l’Italia in tour e far sentire i miei prodotti musicali a tutta la nazione».

Un ringraziamento speciale?

«Voglio soltanto dire grazie al paese che ho e che avrò sempre nel cuore per avermi cresciuto: Castiglione delle Stiviere».


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