Non ci fu nessun tentativo di suicidio

Pinky fu bruciata, per orgoglio maschile.

Non ci fu nessun tentativo di suicidio
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Nessun tentativo di suicidio, Pinky fu bruciata per orgoglio maschile.

Nessun tentativo di suicidio

"Pinky fu bruciata davanti ai figli per orgoglio maschile. Non ci fu nessun tentativo di suicidio. Se così fosse stato di certo Agib Singh avrebbe cercato di aiutarla piuttosto che prenderla a calci e pugni mentre stava bruciando viva".
Questo in sintesi quanto emerge dalle 23 pagine di motivazioni della sentenza di condanna a 14 anni di carcere nei confronti di Agib Singh. Il 33enne indiano il 20 novembre 2015 a Dello diede fuoco all’ ex moglie Parvinder Aoulakh, per tutti Pinky.

I giudici della Corte d’Appello avevano confermato i 14 anni di carcere per l’uomo, in attesa delle motivazioni che sono arrivate nei giorni scorsi. "La ragione della condotta posta in essere risiede in un futile motivo di orgoglio maschile. Pur non avendo provocato la morte della parte offesa, la moglie che è una giovane donna ha comunque riportato delle conseguenze indelebili sul viso e sul corpo, segno di un trauma certamente incancellabile per lei e per i figli minori che assistettero alla vicenda - ha scritto il presidente della Corte d’Apello, Eleonora Babudri-. L’imputato non ha mai mostrato alcuna resipiscenza per quanto accaduto e neppure ha offerto alcun risarcimento per i gravi danni fisici e psichici subiti dalla madre e dei suoi figli".

Nessuna giustificazione

Pinky, una donna che viveva quotidianamente la conflittualità tra due mondi opposti: da un lato il mondo occidentale dove si era perfettamente integrata, dall’altro il mondo indiano in cui era la moglie sottomessa al marito e alla suocera. Ma non ci sono scuse davanti a un gesto crudele, come viene sottolineato in un altro dei passaggi delle motivazioni. "Nemmeno le soffrenze legate alla condizione di emigrato in un paese lontano, con disagi e i retaggi di una cultura confliggente con quella italiana in nessun modo possono giustificare la condotta dell’uomo. Nulla può giustificare un tale gesto". Resta da capire se ora l’accusato ricorrerà all’ultimo grado di giudizio.

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