Morte Klevis: «Vogliamo giustizia, la stazione non può essere così accessibile»

Morte Klevis: «Vogliamo giustizia, la stazione non può essere così accessibile»
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La voce metallica chiede di allontanarsi dalla linea gialla. Poco dopo, uno accanto all’altro, due «Frecciarossa» spostano l’aria bollente di luglio. Ma non i ricordi di quello che è successo. Testimoniato dalla macchia bianca che ancora copre il luogo in cui c’era il corpo senza vita di Klevis Seferaj, poco più avanti. Due giovani fidanzati sbirciano il tebellone degli orari. Poi un bacio. Il ritrovo perfetto, isolato, silenzioso, accessibile. «Credo che chiunque, anche un asino, capirebbe che così non va bene. Non si può accettare che una stazione sia accessibile sempre, ad ogni ora. Io chiedo giustizia e agirò legalmente»: Nikoll Seferaj, il papà del 15enne morto, ha già contattato un avvocato di Brescia ed è più che convinto. «Non servirebbe nemmeno il legale, è una cosa così ovvia - spiega - ma appena mi sarà possibile, e sarà molto presto, mi metterò in moto». Non se ne capacita.

E se la prende anche con le Forze dell’ordine. «Non siamo contenti del lavoro dei carabinieri, secondo noi non si sono mossi per scoprire subito la verità ed evitare così che uscissero voci inesatte. La competenza è della Polfer? Non ci capiamo niente. Ma voglio giustizia. Perché non ci sono le telecamere? Dove sono gli organi competenti? Ma Scherziamo? Nemmeno nel Terzo mondo: qui vicino ci sono delle case con famiglie, ci sono dei parchi gioco. E se un bambino sfugge alla mamma ed entra? Bisogna sempre aspettare la tragedia prima di intervenire... Non voglio che succeda più perché così non funziona. Ogni due-tre giorni muore qualcuno sotto i treni, ma come si può non controllare? Le stazioni non si lasciano aperte. Quando si va al parcheggio a pagamento se non metti la tessera la sbarra non si alza. Lo avessi saputo io, non sarebbe successo perché avrei avvisato subito i carabinieri ed i genitori. Ma a me non me l’ha mai detto nessuno. Solo dopo la morte di Klevis... Sono arrabbiato con la legge italiana e con la mancata custodia. Ho chiesto giustizia e ho preso l’avvocato per cercare i responsabili. Farò causa: poco, ma sicuro».

Matteo Oxilia


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