Montichiari, Giovanni Tosoni si racconta

Montichiari, Giovanni Tosoni si racconta
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«Dei gitanti sei cometa, dal piano o in pineta, parli con ardore dal profondo del tuo cuore...». E’ l’incipit della poesia «A Laura» scritta da Giovanni Tosoni, poeta autodidatta che ha soffiato sulle sue prime 86 candeline. Monteclarense doc, residente a Santa Giustina, scopre il giovane età la passione per i versi e le rime; ma il duro lavoro e le necessità dei «tempi che furono», portano Tosoni lontano dal mondo artistico. Ma nel suo animo gentile il germe continua a germogliare fino a portarlo alla stesura costante di poesie. «Purtroppo ho solo la quinta elementare - spiega l’arzillo anziano - nella vita ho sempre dovuto rimboccarmi le maniche e non ho potuto proseguire gli studi. Ma non mi sono mai arreso e ho sempre cercato di studiare un po’ di mio e leggere. Oltre che poi scrivere e imprimere sulla carta le emozioni più belle e forti che scaturivano dal mio cuore».

E’ un fiume in piena Tosoni e racconta come la sua vera Musa sia l’amatissima moglie, la signora Silvia, scomparsa dieci anni fa. «La nostra è stata una grandissima storia d’amore che è durata quasi quarant’anni - racconta senza nascondere un velo di commozione che gli fa luccicare gli occhi e incrinare la voce -. Lei per me è stata tutto e mi è sempre stata accanto anche nel momento in cui io magari mi eclissavo un po’ per scrivere i miei versi». Parla dei momenti in cui l’ispirazione ha il sopravvento e lui è quasi costretto a fermarsi e «armarsi» di carta e penna per non perdere l’attimo e trasformarlo in vera e propria poesia. Quella poesia che fa bene al cuore non solo di chi legge, ma anche di chi scrive. Invitato a riflettere ad alta voce sulle tematiche a cui dà lustro poetico, Tosoni scuote il capo e allarga le braccia. «Mi ispiro alla quotidianità, in tutte le sue declinazioni - incalza - Guardo la vita in tutti i suoi aspetti e poi scrivo».

Svela di amare molto Pascoli e di essere un grande appassionato di storia poi, nel raccontarsi, si rabbuia nel pensare a molti dei giovani d’oggi. «Sembrano privi di interessi, sono sempre così distratti - sottolinea - più presi alla conversazione muta con i messaggi al cellulare che all’incontro personale. Serve un cambiamento, qualcosa che smuova le coscienze e possa portarci a guardare al domani con sano ottimismo». Poi riflette sulla sua età e, come recitano i versi di un’altra sua poesia, nel suo caso non si possa più parlare di «primavere» ma di «autunni» della vita. «L’importante è non arrendersi mai, coltivare interessi e mantenere la mente allenata. E per me - chiosa l’anziano - la poesia è vita».

Vittoria Maria Passera 


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