Montichiari e il dolore della guerra

Montichiari e il dolore della guerra
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Occhio vispo, mente lucida e tanta voglia di raccontarsi. Lui è Francesco Favagrossa, 94 anni appena compiuti, e un’agenda sulla quale scrive, con grafia precisa, gli «anni che furono». Scrive di sè e dedica gran parte delle pagine ai ricordi di guerra, qui ricordi che però spesso gli inumidiscono gli occhi e gli fermano la mano. «A volte ricordare non è sempre bello e forse dimenticare fa bene». Regala un ampio sorriso e torna con la memoria agli anni addietro. «Fino al 3 marzo guidavo ancora l’auto - racconta con sano orgoglio -, il mio documento di guida è del 1941. Ero pronto per il rinnovo, ma non avevo voglia di pensare a tutta la trafila burocratica. Così ho pesnato che, in fondo, fosse giunto il momento di farmi un po’ scarrozzare».

E mentre sorride alludendo alla figlia Milena, sottolienea come, nella sua vita. abbia sempre guidato moltissimo. Anche i grossi camion. Mezzi pesanti che lo fanno subito tornare con la memoria ai ricordi in bianco e nero, quelli scritti anche con il pennino intinto nel calamaio della guerra. «Sono partito per il militare il 16 gennaio del 1943 e sono giunto a Palermo. La mia destinazione era la Russia, ma poi sono stato mandato in Francia. Lì ho fatto la guerra della fame: non c’era nulla e così mangiavamo delle bacche di rose e prugne selvatiche. Purtroppo il rancio era poco e non c’era grande scelta». Poi il ritorno a Brescia e di nuovo via per la Sicilia. «Il 9 giugno del 1943 c’è stato lo sbarco degli americani e lì per noi è stata molto dura, eravamo sotto ai mitragliamenti costantemente. Io guidavo i camion e alcuni, sotto ai colpi, si sono trasformati in colonne di fuoco. Fortunatamente me la sono sempre cavata, ma ricordo di persone che sono rimaste intrappolate dentro...».

Lascia la frase sospesa a mezz’aria in tutta la sua tragicità, gli occhi si fanno lucidi come il cristallo, e cerca di voltare pagina. «Sono stati anni difficili e molto brutti - ammette - poi, fortunatamente, la guerra è finita e dopo l’8 settembre sono ritornato a Montichiari e ho sempre lavorato in zona, anche nel campo d’aviazione e poi a Ghedi per una ditta che si occupava di esplosivi». Gli anni passano e, mentre Favagrsossa lavora in uno stabilimento di giocattoli, nel 1961 incontra la giovane Maria Rossi e i due innamorati convolano a nozze. Un grande amore che non ha mai sentito il peso del tempo e, dalla loro unione, nasce la figlia Milena, oggi 45 anni, dalla quale nascono Laura, oggi 18 anni, e Irene, di 12.

«Loro sono la gioia della mia vita - torna a sorridere - e dedico tutto il tempo che posso a queste splendide donne. Cerco di occuparmi della spesa e mi muovo in bicicletta, faccio quello che posso». Mentre sfoglia la sua agenda di ricordi scritti minuziosamente a mano, mostra alcune foto che lo immortalano negli anni della guerra o mentre lavorava accanto agli aerei. «Non sono mai stato un pilota - ci tiene a precisare - ma per lungo tempo ho lavorato in questo settore e ho maturato molta esperienza». Ed è proprio dall’alto della sua esperienza, declinata a trecentosessanta gradi, che Favagrossa regala una perla di saggezza alle giovani generazioni. «Imparate a dialogare e non fatevi trascinare dalle guerre - ammonisce - la guerra non ha mai portato nulla di buono. E anche i vincitori di un conflitto non sono mai dei veri e propri vincitori. Tutti piangono le proprie perdite e le proprie vittime. In questo vincitori e vinti sono allo stesso livello».

Vittoria Maria Passera


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