Massacro di Ghedi, parla l'ex vice sindaco Boselli

Massacro di Ghedi, parla l'ex vice sindaco Boselli
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La drammatica storia di  Francesco Scalvini, ridotto in fin di vita per quello che è stato definito «il più grave episodio di violenza a Ghedi negli ultimi 45 anni» ha scatenato violente reazioni da parte delle comunità bresciane.

«La violenza utilizzata è allucinante», così GianLuigi Boselli che abita nell’attigua via Arnaldo da Brescia ha commentato i fatti di via Petrarca ricordando quando lui stesso è stato protagonista di attimi di terrore l’8 gennaio 2013.

E’ stato il comitato provinciale «Brescia ai bresciani» a indire il corteo che oggi alle 20.30 partirà da piazza Roma per dirigersi verso la villetta di via Petrarca. Critico lo scenario definito dai presenti alla diretta di martedì sera,  legato al reato di abuso di legittima difesa e alla mancanza di pene certe, chieste a gran voce dai cittadini rappresentati dal sindaco Lorenzo Borzi, in prima fila con la sua Giunta. 

A parlare nei giorni successivi al massacro e alla diretta sulle tv nazionali anche l'ex vicesindaco del paese. «Erano le 18 ed ero uscita con mia moglie e mio figlio - ha spiegato Boselli - i ladri hanno aperto la finestra, trovata la cassaforte l’hanno presa a mazzate così come il muro circondante, l’ho lasciato tutto così. I ladri arraffano tutto, mettono il contenuto nella federa del cuscino e poi fanno la cernita a casa». Boselli che allora era anche vicesindaco non si è sottratto da alcune considerazioni sulla sicurezza. «Ho fatto mettere l’illuminazione intorno a casa mia - ha spiegato - l’illuminazione è il deterrente maggiore e qui manca. E’ poi necessario il controllo delle targhe, bisogna sapere chi esce e chi entra dal paese. Il buon vicinato potrebbe far tanto, è importante saper ascoltare e vedere ciò che ci circonda, è possibile che nessuno abbia sentito nulla».

Sul numero in edicola di oggi, venerdì 27 gennaio, le interviste ai cittadini e le iniziative in corso dopo il caso di cronaca che ha sconvolto la provincia


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