Marzia è più forte di 100 chemio: "Voglio vivere, non sopravvivere"
La storia della 62enne di Cologne parla di malattia, ma soprattutto di resilienza, positività, ironia e degli affetti: gli ingredienti principali della sua quotidianità
di Emma Crescenti
Ha raggiunto il traguardo dei cento, ma non parliamo di anni. Sono le chemioterapie che Marzia Fortunato ha affrontato da quando, sette anni fa, ha scoperto di essere affetta da un male inguaribile, ma non incurabile: un «coinquilino» indesiderato che però non le ha mai strappato il sorriso, nè il coraggio di affrontare la vita giorno per giorno.
Malata da sette anni, Marzia Fortunato racconta la sua storia
Riservata per natura, di sé Marzia parla pochissimo: 62 anni, originaria di Cologne ma attualmente di casa a Coccaglio (dove vive con il compagno), non scende nei dettagli della sua quotidianità e della sua malattia («credo che nessuno, in paese, lo sappia») se non per sensibilizzare e lanciare un messaggio di speranza a chi è o si troverà nei suoi panni. «Niente storie strappalacrime», fa promettere alla Redazione di Chiariweek: non è il suo stile, né il modo con cui fin dall’inizio ha scelto di far fronte alla sfida più grande di tutte.
«Erano giorni che non mi sentivo bene, che mi affaticava anche solo camminare: all’inizio ho sottovalutato la cosa, pensavo passasse, poi mi sono decisa ad andare in Pronto soccorso e poco dopo è arrivata la notizia», ha raccontato. Un male al quarto stadio che per la 62enne ha rappresentato una diagnosi, ma non una sentenza. Un male che la accompagna, ma non la definisce. Operata, ha subito cominciato il percorso di cura presso il reparto di Ginecologia Oncologica degli Spedali Civili di Brescia, sostenuta e aiutata da un’equipe d’eccellenza tra medici e i suoi «tre cuori», Rocchina, Rosangela e Elda, infermiere specializzate che quotidianamente assistono i pazienti oncologici durante le sedute di chemioterapia non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico «dando a tutti la carica per affrontare il percorso - ha continuato - Io sono una malata in “sesta linea”, significa che la mia condizione mi accompagnerà per sempre: la medicina, i dottori, certamente fanno il loro per aiutare e migliorare la qualità della vita, ed è giusto affidarsi a loro, ma non basta. Non bisogna limitarsi a sopravvivere, ma vivere intensamente con energia e positività».
Cento chemio che non hanno spento il sorriso
Quando la vita ti dà i limoni, fai la limonata, recita il detto. Così Marzia affronta ogni giorno, anche il più aspro, ma c’è un «trucco»: non è mai da sola. Accanto a lei c’è la famiglia (un figlio, un compagno e due fratelli, «le gambe della mia sedia, il mio ossigeno») e gli affetti più speciali, le amiche di sempre e quelle nuove, che martedì si sono riunite per festeggiare un traguardo anomalo, le 100 chemioterapie della 62enne, simbolo non di un male che non se ne va, ma di una persona, una donna, che non molla. «La malattia va rispettata e così il corpo, che dà dei segnali: ci sono i giorni “no”, soprattutto dopo le chemio, ma ce ne sono anche di belli, dove cerco sempre di non stare ferma e di uscire per fare una gita, una festa, incontrare gli amici o anche solo fare la spesa: la maggior parte delle volte non penso nemmeno di essere malata».
Non sprecate neanche un minuto, è il messaggio di Marzia, che ha preso di petto il presente e anche il futuro, bello o brutto che sia. La malattia infatti la accompagna, ma non la definisce. Marzia affronta tutto con serenità e una buona dose di ironia, e non è da tutti. «A cento ci sono arrivata, anche se non sono anni nel mio caso», ha aggiunto ridendo, reduce dalla festa con le amiche in cui «ci siamo divertite come pazze: ho fatto il pieno di energia e positività che è esattamente ciò che serve a me e anche a chi si trova a lottare contro la malattia. Io magari ho la fortuna di avere un fisico forte e una bella tempra, ma con la mia storia vorrei sensibilizzare e lanciare un messaggio: quello di credere in se stessi, di non lasciarsi abbattere mai e di continuare a sorridere».