Mamma coraggio: “Niente 118! Io vado dove c’è mia figlia”

E’ veramente un caso particolare quello accaduto in questi giorni che vede coinvolti due ospedali siti in Mantova e provincia. La situazione è la seguente: una madre ha da poco dato alla luce la propria figlia. Vista la nascita prematura, la piccola è stata ricoverata in terapia intensiva all'ospedale Carlpo Poma di Mantova. La madre, residente nel basso mantovano, era stata invece dimessa, ma dopo soli tre giorni dal parto si sente male. Una volta chiamata l’ambulanza la sentenza, l’ordine di portare la donna all’ospedale di Pieve di Coriano in quanto struttura più vicino alla casa dei coniugi. Una logica che lascia però la piccola al Poma, distante dall’amore e dall’affetto della propria famiglia, che si sarebbe dovuta dividere tra la mamma e lei.
Distrutta dal dolore, sofferente a causa dei dolori alla testa, della nausea, dei capogiri che hanno spinto il compagno a chiamare il 118, sbalordita e incredula della scelta, la donna decide di recarsi al Poma in macchina, scendendo dall’ambulanza.
La bimba, primogenita della coppia, era nata cinquanta giorni prima del termine giovedì scorso, ma tutto era andato per il meglio. Sabato mattina arrivano le dimissioni della neomamma che torna a casa, ma ecco nascere i malanni.
Il mezzo della Croce Verde partito da Mantova arriva verso le 14 del pomeriggio e parte diretto verso Mantova, con a bordo la coppia. Dopo nemmeno 500 metri, l’ambulanza però si ferma a causa di una nuova direttiva da Pavia che informa il conducente e gli operatori che, vista la zona distante dal Poma, non si sarebbe potuto impegnare un ambulanza in un tratto sino a Mantova e che avrebbero autorizzato il trasporto della donna all’ospedale Pieve di Coriano.
Il compagno tenta il tutto per tutto, spiega, racconta le sue ragioni, della piccola figlia tanto desiderata ricoverata a Mantova con cartella clinica già aperta e facilmente collegabile alla madre. Ma niente. Nel panico più totale la donna sente tutto e, temendo di essere staccata dalla figlia, decide di non usufruire più dell’ambulanza, scende e si fa accompagnare a Mantova in macchina dal compagno dove viene visitata.
Questa è una delle tante storie che la nostra sanità ogni giorno ci mette davanti agli occhi. Racconti che a volte hanno un’epilogo più tragico di quello descritto, ma che lasciano ugualmente esterrefatti. Perchè creare così tanti problemi in una famiglia normale che sta già attraversando un periodo particolarmente intenso della loro vita, sia in termini di tempo che, in modo particolare, di emozioni? Speriamo che questo possa essere solo un caso isolato e che in futuro la prassi, le regole, laddove vi sia la possiblità, possano essere accantonate, e che a vincere sia il buon senso e l’amore.