MALATI CURATI DISTESI SUL PAVIMENTO: medici tutti contro tutti dopo i fatti di Nola (l'intervista)

MALATI CURATI DISTESI SUL PAVIMENTO: medici tutti contro tutti dopo i fatti di Nola (l'intervista)
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Cosa e chi c’è dietro i fatti di Nola: l’amarezza del dottor Siracusano.

«In Italia stiamo vivendo, ormai da molti anni, una situazione in cui certa classe dirigente, applicando pedissequamente la regola del divide et impera, ha finito per mettere tutti contro tutti». È con queste parole che inizia lo sfogo di Giovanni Siracusano, dirigente biologo presso la Asl Napoli 3 Sud, appartenente al distretto di Nola, epicentro delle infuocate vicende che hanno tenuto banco in questi giorni.

I fatti sono noti: si scopre da alcuni scatti fotografici che alcuni pazienti vengono curati distesi sul pavimento del pronto soccorso e non su normali lettighe, cui ogni paziente in un paese civile avrebbe evidente diritto. Si avviano indagini e relative procedure di accertamento e in un baleno si abbattono lettere di licenziamento sulle teste del direttore sanitario dell’ospedale, Andrea di Stefano, e dei medici responsabili di pronto soccorso e medicina d’urgenza, Andrea Manzi e Felice Avella. «Tutte persone che conosco da una vita e sulle quali potrei mettere la classica mano sul fuoco, pronto a difenderle a spada tratta e in piena consapevolezza. Ho condiviso con loro la mia sfera privata e quella professionale: gente di una serietà esemplare, dotata di un senso di responsabilità più unico che raro, sempre pronta a esserci nel momento del bisogno. Medici di una volta, insomma…».

 E adesso cosa accadrà?

«Le notizie date in pasto al pubblico inferocito sono come benzina sul fuoco, che spesso non si sofferma a riflettere e distinguere. Così i rari casi di reale malasanità coprono la massa enorme di attività encomiabili svolte quotidianamente dalle strutture sanitarie pubbliche e dagli operatori  che vi lavorano spesso in condizioni impossibili e disastrose. Confido che si faccia piena luce su tutto, specialmente sulle condizioni di estrema precarietà in cui siamo costretti a operare. Non amo le polemiche: ma mi chiedo come sia possibile che le istituzioni regionali trattino la questione con supponenza e allegra superficialità. Il nostro governatore dovrebbe rendersi conto che se il sistema non funziona non è di certo colpa dei medici che anzi patiscono questa situazione assurda. Purtroppo non vedo rimedi a questo scempio, perché qui al sud la mentalità non cambia né mai è gattopardescamente accaduto, a dispetto del mutare di colore politico. Troppi interessi personali, troppe collusioni e troppa corruzione».

Dottor Siracusano, lei che dirige un delicato settore dell’ospedale, cosa lamenta in concreto?

«Ormai non ci lamentiamo più neppure troppo, tanto sappiamo bene di restare inascoltati. Che dire? Non se ne può più: manca di tutto nel vero senso della parola! Dall’acqua alla carta per asciugarsi le mani: per questo ogni giorno devo portarmi i tovagliolini da casa, condizione al limite del ridicolo a cui ormai ho fatto amaramente l’abitudine. La verità è che qui l’emergenza non passa mai, in condizioni di precarietà assoluta, così si passano notti interminabili con il pronto soccorso preso d’assalto e reparti sovraffollati, mentre la rete elettrica fa i capricci e acuisce i ripetuti problemi di approvvigionamento idrico, per non parlare delle esigue scorte di plasma, dopo che i nostri soloni hanno pensato bene di trasferire in una struttura lontana da qui un’ora buona di macchina tutto il processo di lavorazione e stoccaggio del sangue. Tutte conseguenze dei tagli continui al welfare che hanno il solo scopo di spostare fondi dal pubblico al privato, provvedimenti spesso accolti con miope soddisfazione da una massa di persone preventivamente condizionate. Poi, però, quando hai bisogno di vera sanità, nell’emergenza, il privato se ne lava improvvisamente le mani e il pubblico é costretto a intervenire con i pochi mezzi a disposizione, tentando di sopperire alle carenze con il sacrificio e la competenza di chi non esita a buttarsi a terra per prestare soccorso!»

Fare qualcosa?

«In fondo un’idea personale l’avrei: Gino Strada commissario alla sanità, con pieni e prolungati poteri».


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