Luna ha scelto l’Italia per vivere all’occidentale

Luna ha scelto l’Italia per vivere all’occidentale
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Non sempre il nostro paese è quello che ci dà i natali, spesso la terra alla quale sentiamo di appartenere è solo quella che ci ha saputo accogliere al meglio e permetterci di vivere come meglio desideriamo.

Luna Lubna Boutaleb è di origini marocchine ma ha scelto l’occidente e non l’ha scelto solo come luogo in cui vivere e trovare lavoro ma come «posto del cuore», spazio dove poter esprimere liberamente se stessa. È arrivata in Italia nel Natale del 1999, per raggiungere le sorelle che qui vivevano con le famiglie, con un visto vacanza di tre mesi che si sono invece trasformati in una scelta di vita definitiva.

«Trovare lavoro in Marocco è molto faticoso. Io, poi, ero maestra di ginnastica artistica, di aerobica, e non c’erano molte opportunità. Così ho deciso di lasciare i miei genitori e raggiungere le mie sorelle. Avevo un visto turistico di tre mesi, scaduto il quale, non mi vergogno a dirlo, sono rimasta come clandestina. Ho lavorato come una pazza per poter restare in Italia, arrivando a svolgere anche tre lavori in un giorno. Ho iniziato come lavapiatti in un albergo a Salò e poi ho arrotondato facendo servizio in sala con grandi difficoltà visto che non conoscevo una parola di italiano. Ad Idro ho trovato impiego in un magazzino, attività che alternavo con il lavoro in albergo. Gli spostamenti, senza una macchina, in autobus o grazie a passaggi di amici, erano massacranti. Devo dire che ho amato subito l’Italia e immediatamente ho intuito che vivere all’occidentale sarebbe stata la mia scelta. Ho avuto la fortuna di essere compresa dalla mia famiglia, di grande apertura mentale che mai mi ha impedito qualcosa. Con le mie tre sorelle Esperanza, Sanà e Anna ho un ottimo rapporto e né loro né i mariti mi hanno mai imposto alcunché. Desideravo plasmare la mia vita secondo i miei desideri, con obiettivi ben precisi che mi ero prefissata e volevo raggiungere. Appena ho potuto, ho regolarizzato la mia posizione e sono stata assunta in quello che poi è diventato il mio locale a Montichiari. Per otto anni, infatti, sono stata barista dipendente e, poi, ne ho acquistato la licenza. Finalmente avevo qualcosa di tutto mio, un pezzo di sogno che si realizzava. Mi sono impegnata tantissimo: arrivavo ad andare al supermercato, segnarmi i nomi dei liquori e studiarmeli di notte per non incappare in errori ed essere efficiente il più possibile.

Dopo qualche anno dall’acquisto a Montichiari, ho comperato un altro bar a Gavardo. Non nascondo che sono “drogata” del mio lavoro e adoro fare quello che faccio tanto da metterci entusiasmo e grande passione. I clienti diventano amici, confidenti, ti proteggono e sostengono al momento del bisogno, sono quasi una famiglia. Ho una vita estremamente impegnativa: mi sveglio spessissimo alle 3 del mattino, mi infilo sotto la doccia e alle 5 sono già in macchina per raggiungere il lavoro. La soddisfazione più grande è stata poter far arrivare mia mamma Digia con il ricongiungimento familiare e portarla a vivere con me. Il mio tesoro vero resta mia figlia Gaia: ha 11 anni ed è la prima della classe. Vedere la sua pagella con tutti dieci mi rende orgogliosa e felice dei sacrifici fatti nella mia vita.

Il rammarico: non aver potuto tornare in Marocco per il funerale di mio padre e di mia sorella Isan, che è morta a 21 anni per una perdita di gas nel suo appartamento. Non avevo ancora regolarizzato la mia posizione e non potevo rischiare mi bloccassero ma il dolore mi ha reso ancora più combattiva, più determinata. Il Marocco non mi manca, preferisco l’Italia e non tornerò indietro. Il mio sogno piuttosto è viaggiare: ci sono così tanti posti straordinari al mondo, non vedo l’ora di poterli visitare» Luna è un vulcano di vitalità, di energia incontenibile che si esprime anche sul suo corpo disegnato di tatuaggi floreali. «Ho diversi tatuaggi sul mio corpo. I più importanti sono il nome di mia figlia e di mia madre ma qui e là ci sono tantissime farfalle. La farfalla è leggiadra, colorata e libera. Esce dal suo bozzolo e si trasforma, sceglie una vita nuova come è accaduto a me in Italia. L’Italia: il mio paese, la mia casa, la mia scelta».

Marzia Borzi


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