L'EDITORIALE: Innocenzo III, Bergoglio e i nostri figli

L'EDITORIALE: Innocenzo III, Bergoglio e i nostri figli
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di Francesco Amodei

Non solo politica e società civile devono dimostrare impegno e serietà per risollevare il nostro Paese da crisi, secolarizzazione e deriva burocratica. Anche la Chiesa deve mettersi in azione per recuperare «anime», interpretando la propria missione, facendo rappacificare gli uomini con sé stessi e tracciando una strada percorribile che cancelli il pregiudizio, la rassegnazione, l'inermità, la stagnazione. Tutto ciò lo affermiamo senza spegnere il faro che punta la politica, specie la nostra, che deve mettersi in azione, anche lei, e immediatamente, sotterrando le asce di guerra per volgere la propria ideologia verso quegli uomini che non hanno lavoro, un letto al caldo e la giusta istruzione per i loro figli perché crescano e partecipino alla rinascita culturale di un paese impoverito dall'abitudine del «tutto è dovuto». Azione, quindi, l'unico comune denominatore. Poi ci sono quelle due parole semplici, quasi banali: tenerezza e coraggio.

La sostanza anche di un Papa che nessuno attendeva, emerso in Conclave tra quei giganti della Chiesa (quella umana, quella che maneggia soldi) che ambivano alla tunica bianca solo per non far crollare l'ultimo pezzo di cinta di quella parte di Santa Romana Chiesa che trama. Invece Papa Francesco è arrivato quasi come nel sogno del Pontefice Innocenzo III, in cui la Basilica Lateranense era prossima al crollo, ma miracolosamente sostenuta dal povero d’Assisi che la sorreggeva con le proprie spalle perché non cadesse. Un prete argentino che oggi ci insegna che con la tenerezza e il coraggio tutto è ancora possibile, specie dimostrare all'avversario che questo gesto di affetto inatteso non è segno di debolezza, bensì di enorme forza interiore che consente di mettersi in discussione per riconoscere prima le nostre colpe e i nostri limiti, poi ascoltare chi sta di fronte per decidere insieme l'azione.

Qualcosa da Papa Francesco in poi si è rotto e lo dimostrano anche i manifesti apparsi a Roma contro Bergoglio, affissi nella notte dai codardi che mai mostrano il loro volto. C’è da sperare che quella, di questo Pontefice, sia un'atmosfera sempre più contagiosa e i primi a essere... contagiati devono essere i nostri giovani figli. Solo che poi crescono e perdono le ali. Per questo noi genitori dobbiamo fare in modo che camminino sulla via dei giusti per rimanere «semplicemente persone semplici» che rispettano il prossimo e il creato (oggi lo chiamano ambiente), ma soprattutto che si mettano in azione. Quell'azione che deve trovare grande forza e consolazione perché convinta che il sole alla fine sorge sempre. Basta saperlo immaginare anche solo sopra le nuvole quando il grigiore ci avvolge. Il cuore deve cercarlo come fa l'aereo quando si alza di quota per uscire dalla turbolenza.


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