L’edicola della City ha chiuso

L’edicola della City ha chiuso
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Come sono stati questi anni, signora Boselli?«E’ stato un periodo intenso per il monte ore dedicato a questo lavoro ma allo stesso tempo pieno di soddisfazioni. Per questo devo ringraziare i miei clienti affezionati che ogni giorno passavano a prendere in giornale, ma a volte anche solo per un saluto.» Sappiamo che molta gente è informata per questa chiusura.

Come si sono comportati i vostri clienti? «Gli ultimi giorni sono stati quelli più gratificanti, ma emotivamente più difficili, un via vai di persone che non smettevano di ringraziarmi per il lavoro svolto.»Una bella soddisfazione per voi. Quindi alla fine i frutti buoni si vedono dal buon rapporto che siete riusciti ad intessere con la gente. Cosa prova, lei e suo marito in questo momento?«La mia stima va a tutti coloro che in questi anni mi hanno dimostrato tanto affetto. Assieme alla mia famiglia ringrazio di vero cuore per la fiducia e la riconoscenza che mi hanno sempre dimostrato.»

Cosa accadrà ora dell’edicola di via Trieste, nel cuore della City? La licenza si trova in Comune e quindi chi vuole ottenerla deve seguire le normali regole di legge, facendone richiesta e poi si dovrà accordare con il precedente proprietario per magari poter subentrare nell’edicola-box tuttora esistente in via Trieste e quindi riaprirla. Quando in aprile intervistammo la signora Boselli per un’indagine sull’attività delle edicole a Montichiari, ci rispose che «questa della City è una buona zona di movimento per le persone, siamo abbastanza soddisfatti del lavoro. Ci aiutano anche gli abbonamenti che da tempo possiamo fare per riviste e giornali ai nostri clienti, che sono gente di passaggio ma soprattutto gli abituè impiegati delle banche o di uffici come la Cisl, o le Poste o altri.» 

Rimane il fatto che si tratta di un’attività molto impegnativa, aperta ogni giorno dalle prime luci dell’alba sino a sera, esclusa solo la domenica pomeriggio. Inoltre si occupavano anche della distribuzione dei giornali nei corridoi dell’ospedale di Montichiari. «Sì è dura, ma come altra attività lavorativa esige senso di responsabilità, sacrificio e una certa predisposizione ai contatti umani» consiglia Rosanna Boselli.


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