Le tartarughe carnivore arrivano sul fiume Chiese

Le tartarughe carnivore arrivano sul fiume Chiese
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Il territorio di Montichiari ha visto negli ultimi anni un aumento del proprio patrimonio faunistico con la presenza in loco di esemplari un tempo assolutamente inusuali nella brughiera: nutrie, scoiattoli, pappagalli, volpi, pesci siluri e animaletti strani come ad esempio le tartarughe carnivore americane.

Questa specie in particolare è stata avvistata qualche giorno fa da alcuni passanti, che passeggiavano sulle rive del fiume e che pensavano inizialmente di aver avuto un’allucinazione, mentre era tutto vero: alcune testuggini sono arrivate a colonizzare le rive del Chiese e, a quanto parrebbe dal loro numero, hanno trovato anche l’habitat adatto per prolificare. Non è una novità nei fiumi lombardi veder spuntare qua e là animaletti esotici ma le tartarughe nel fiume monteclarense ancora non si erano viste.

Dalle foto scattate, si tratterebbe della tartaruga palustre «Trachemys scripta», comunemente chiamata «Americana», caratterizzata da macchie di colore rosso e giallo sulle membrane timpaniche. Questa specie non è di certo autoctona a Montichiari e tantomeno in Italia ma è stata importata dagli USA, principalmente dalla zona tra la Virginia meridionale e la Florida settentrionale, dove vive nei fiumi prediligendo fosse poco profonde, acqua torbida, abbondante esposizione al sole e ricca vegetazione.

Ognuno di questi rettili può deporre dalle 5 alle 20 uova in tre covate all’anno ed è un genere carnivoro, cioè che si nutre di vermi, piccoli pesci, anfibi, uova di uccelli, ecc diventando una vera e propria minaccia per l’ecosistema fluviale. Il loro carattere piuttosto aggressivo ha infatti la meglio sulla piccola fauna locale e questo alla lunga può provocare un danno che non dovrebbe essere sottovalutato.

La ragione della presenza delle testuggini nelle acque dei fiumi italiani è dovuta al fatto che le tartarughe americane vengono spesso acquistate per pochissimi euro da tenere negli acquari domestici ma una volta cresciute (raggiungono circa i 30 centimetri) diventano impegnative da gestire sia per gli spazi più ampi che richiedono sia perché appunto non totalmente innocue e per questo spesso vengono abbandonate nel fiume creando, forse inconsapevolmente per chi le libera nel Chiese, un vero rischio per l'ecosistema locale.


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