Laura, sfuggita ai nazisti durante la guerra

Laura, sfuggita ai nazisti durante la guerra
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Quando si dice che per sopravvivere si attivano dei comportamenti automatici innati, psichici, mentali, ma anche fisici. Anche nonna Laura Martinotti ne ha avuto la prova quando durante la seconda guerra mondiale si trovava a Brescia. Era il 1947 quando i tedeschi entrarono nella città per la prima volta. Attimi di terrore, che ricorda tutt'ora con lucidità, ma che sono sembrati secoli: in un primo momento ha trovato rifugio nel castello di Brescia per sfuggire alla folle invasione tedesca, ma poi si è dovuta confrontare faccia a faccia con i soldati «crucchi» che hanno tentato di investirla sotto la galleria. Lei, una bambina di 10 anni, che per forza e per coraggio ne dimostrava molti di più. La sua famiglia da abbiente che era prima della guerra, si è trovata in difficoltà nel dover sfamare la bocca di 4 figlie. Ha visto la morte in faccia e considera la sua sopravvivenza un vero e proprio «miracolo».

Ecco perchè ogni anno il suo compleanno assume un valore aggiuntivo: una vittoria ma al contempo un'occasione per festeggiare la scampata morte. E quest'anno sono 83 candeline sulla torta condivisa lunedì con la famiglia. Attaccatissima al figlio Giancarlo, con cui attualmene vive a Castenedolo, dopo la morte della figlia Mariarosa e del marito Giuseppe Delmenico. Dopo una vita di lavoro a palazzo Geroldi, adesso trascorre le sue giornate da casalinga, portando a spasso il cane e arricchendo le passeggiate con tante chiacchiere con amici e conoscenti. In tutto questo ha svolto un ruolo importante anche nella crescita dei nipoti Efrem, Patrick, e il nipote bis Gianmario Sbalzerdi 14 anni. «Mia mamma Claudia, figlia di Mariarosa è morta - ha raccontato Gimmi - per questo sono molto attaccato alla bisnonna Laura. Il ricordo che mi resterà sempre impresso nella testa è che quando ero piccolino la nonna mi portava sempre in paese e andava sempre a messa ed è da lì che è partita la mia vita: andando in chiesa ed aiutando. Ci sedavamo sempre negli ultimi banchi perché aveva paura che piangessi.

Dopo, quando sono diventato più grande, siamo andati sempre nei primi bianchi ed infatti oggi va sempre nel primo banco, dove andavamo io e lei. Con la nonna mi sono trovato e mi troverò sempre bene perché quando ho bisogno di qualcosa si rende disponibile e si è resa disponibile con la mia mamma. E' sempre pronta a darmi un consiglio e per questo le voglio tanto bene. Molte cose le condividiamo anche se io o lei non finiamo la frase ci siamo già capiti».

Melania Isola 


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