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Una bresciana a Parigi rinasce grazie alla pittura

Tra gli artisti che la ispirano Monet, Matisse e la giovane Bonnie Gray. La prossima settimana esporrà a Lille, in Francia.

Una bresciana a Parigi rinasce grazie alla pittura
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di Valentina Pitozzi

L'artista trentenne, travagliatese d'origine, è da sette anni nella capitale francese. Ora promuove l'arte come espressione del "proprio sorriso interiore".

Laura Ghedi: bresciana a Parigi "rinata" grazie alla pittura

Quando si pensa a Parigi, immediatamente vengono alla mente le immagini più consuete, immediate: l’arte nel quartiere di Montmartre, nelle stanze del Louvre e la bellezza della città al tramonto quando il sole si specchia sulla Senna.
Un dipinto a cielo aperto e lo sa bene Laura Ghedi, travagliatese classe 1991 e parigina d’adozione da quasi sette anni.
Il colore scorre da sempre nelle sue vene ed è l'amore per la pittura ad averla portata nella capitale francese.

A raccontarci di questo sentimento reciproco è stata proprio lei, esperta di marketing e comunicazione e artista che si sta affermando oltre confine.

Gli esordi

"È vero, è stato l’amore a portarmi qui. Nel 2012 mi trovavo in Erasmus all'Universitàa di Warwick, in Inghilterra, dove ho conosciuto il mio attuale compagno Romain. Ognuno è poi tornato nel proprio Paese, ma il cuore ci ha fatti riavvicinare: così sono andata in Francia, ma non conoscendo la lingua ho anticipato l’arrivo a Parigi con un breve periodo da ragazza alla pari in Bretagna".

Poi la frenesia parigina.

L’arte come salvezza

"Ho cominciato una vita da capo, facendo la hostess, la cameriera e studiando allo stesso tempo: per accedere al lavoro nelle aziende qui occorre la laurea specialistica e io avevo appena terminato la triennale in Italia. Presa per un master in Marketing & Comunicazione, la voglia di tornare a dipingere dopo un po’di tempo lontana dalla tela è cresciuta sempre di più".
Così Laura comincia a organizzare pomeriggi nel parco dedicati alla pittura e allo yoga (sua altra grande passione) insieme all’amica e insegnante Federica Paletti.

"Dipingere era diventata una vera e propria urgenza, soprattutto dopo l’inizio del lavoro in un grande studio di consulenza (tra i clienti principali L’Oreal, ndr)".
I colori "l’hanno salvata", come ci ha spiegato l’artista 30enne, togliendola dalla metodicità della vita quotidiana.
"Ho iniziato con gli acquerelli riscoprendo poi altri materiali e la libertà di vedere mescolarsi tinte e texture come in una danza".
Laura parla dalla sua casa piena di colori, con tanti quadri alle pareti. Proprio in queste stanze poco prima del lockdown del 2020 aveva ospitato numerosi "Art-tea afternoon", pomeriggi in cui disegnare e sorseggiare té insieme ad altre persone. 

"Nei dipinti voglio portare il 'mio mondo' ed è fondamentale soprattutto in questo momento circondarsi di bellezza, di ciò che piace. Tutti abbiamo un universo da raccontare: c’è chi lo fa come me su una tela bianca e altri attraverso altre tecniche. È importante capire che l’espressione creativa fa parte di ognuno e proprio per questo è accessibile a tutti: è vitalità, energia e benessere".

L'artista Laura Ghedi, in arte "Laugh".

Oggi

Proprio la prossima settimana Laura Ghedi sarà tra le protagoniste del progetto "Le finestre che parlano" a Lille con l’opera "Amati", nata durante l’emergenza sanitaria.
Un’iniziativa sociale per riqualificare le aree popolari che verrà quindi inaugurata a breve e durerà un mese.

Nel frattempo l’artista ha festeggiato la creazione del suo shop online www.lauraghedi.art, dove è possibile acquistare alcune delle sue opere.
Ha realizzato il sito da sola, scegliendo un nome d’arte emblematico, ovvero "Laugh" che non è solo la crasi tra il suo nome e cognome ma anche la traduzione inglese di "ridere".
"Perché intendo portare la gioia nelle persone, trasmettendo la mia essenza con semplicità. Per me questo progetto è un atto di coraggio, perché da auto didatta ho sempre faticato a vedermi come artista nel senso più comune del termine. Poi ho capito che non si è tali per il riconoscimento altrui ma per la capacità di portare una visione e condividerla con genuinità. Sono stata ispirata da Emily Jeffords, la mia amica australiana Bonnie Gray, Laura Horn, Jessi Raulet e la fotografa Carla Coulson, oltre ai classici come Monet e Matisse, e come loro credo molto nel mantra 'do it for the process', ovvero fallo per il processo, per le sensazioni che si provano durante il percorso e non solo per il risultato finale".

Il servizio nell'edizione di ChiariWeek in edicola questa settimana.

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