Laura Bianchini tra le donne della Costituzione

Laura Bianchini tra le donne della Costituzione
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70 anni dal voto delle donne in Italia. Nel 1946, per la prima volta nella storia del Paese, le donne votarono e furono elette, parteciparono alle elezioni amministrative, al referendum istituzionale per scegliere tra Monarchia e Repubblica, e presero parte all’Assemblea Costituente che aveva il compito di redarre la Costituzione della nuova Repubblica. La castenedolese Laura Bianchini fu tra le 556 persone elette, di cui 21 donne che parteciparono ai lavori e alle discussioni per la scrittura dei principi fondamentali della nostra democrazia. Il desiderio di riscoprire queste ventuno donne e il loro contributo nella stesura della Carta Costituzione ha portato all mostra «Libere e sovrane», ora allestita nella sede della Comunità della Vallagarina a Rovereto. 21 tavole illustrate realizzate appositamente dall’illustratrice Michela Nanut e frutto di un lavoro di gruppo per una mostra itinerante, a disposizione delle scuole, dei Comuni e delle realtà interessate a proporla nel proprio territorio. Di rilievo il contributo della Bianchini, nata il 3 agosto del 1903 a Castenendolo da Domenico e Caterina Arici, una famiglia di origini modeste, laureata brillantemente in filosofia e padegogia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, insegnante, prima nella scuola elementare, poi nell’Istituto Magistrale, di cui diventa preside, e infine presso il Liceo Ginnasio Arnaldo come docente di storia e filosofia, e giornalista pubblicista, ma anche partigiana delle formazioni bianche (cattoliche) dopo l'8 settembre 1943. Fortemente legata al mondo cattolico bresciano, viene ricordato il suo rapporto con i padri Filippini dell’Oratorio della Pace.

L’importanza che hanno per lei educazione e istruzione e il suo impegno in tal senso si intensificano proprio negli anni dell’oppressione fascista e maturano in lei l’idea dell’educazione al senso sociale e alla cittadinanza attiva. Si occupò in quel periodo di coordinare la stampa clandestina de «Il Ribelle» dove scriveva sotto lo pseudonimo di Penelope, Don Chisciotte o Battista. Meritano le sue riflessioni riguardanti la pace e la libertà: «Che cosa chiediamo alla lotta che sosteniamo, alla guerra che combattiamo? - Si legge il 25 luglio del 1944 - Noi alla nostra guerra chiediamo dei beni: la libertà per tutti sotto la tutela di giuste leggi, e per l’Italia quell’indipendenza, pur nell’auspicata comunità degli stati europei, che le consenta di conservare la sua vocazione di maestra di umanità fra i popoli». In questi scritti non rinuncia mai a proporre il suo messaggio spirituale e a sottolineare come la «crisi della civiltà» che ha colpito il mondo moderno e che si è acuita nella tragicità della guerra trova la propria origine nella «disgregazione dell’uomo moderno», nell’avidità di denaro, nella paura del sacrificio, nell’egoismo «rabbioso che getta tutti alla rovina». La soluzione che Laura Bianchini propone per ovviare a questa crisi di civiltà non è però politica, bensì educativa, collaborando con la casa editrice cattolica «La Scuola».

Ospitò nella sua casa di Brescia le prime riunioni di esponenti militari e politici dell’antifascismo bresciano e per questo, diventata antipatica alla polizia fascita, fu costretta a trasferirsi a Milano. Nei primi mesi del 1944, quando entra a far parte della brigata partigiana «Fiamme Verdi», una formazione a prevalente orientamento cattolico operante soprattutto in Lombardia e Emilia. Una volta terminato il conflitto presgue il suo impegno politico: eletta deputato all'Assemblea costituente nel 1946 per la Democrazia Cristiana, nelle file dei cristiano sociali, di Giuseppe DossettiNel 1948 fu eletta nel collegio di Brescia per la DC deputato alla Camera. Fece parte della Commissione Istruzione e Belle arti. Una personalità che ha brillato per intelligenza, indipendenza di giudizio, passione politica civile e cristiana, che tutti avrebbero voluto come concittadina.

Melania Isola 


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