dal comitato

L'appello di Vivinstrada a Mattarella: "Fermiamo questa violenza stradale"

"Bisogna realizzare una strategia attiva di riduzione della velocità, delle opere di moderazione del traffico e di ridisegno dello spazio pubblico"

L'appello di Vivinstrada a Mattarella: "Fermiamo questa violenza stradale"
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"Troppe morti e lesioni gravi o gravissime, troppo alti i costi sociali di questa ecatombe".  A parlare sono i familiari delle vittime e utenti della strada aderenti al comitato Rete Vivinstrada rivolgendosi che ancora una volta, dopo la grande mobilitazione di Roma del 23 febbraio 2020, hanno scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per esprimere la propria amarezza sulle tragedie che troppo spesso si verificano sulle nostre strade. L'ultima propria ieri sera, a Rezzato, dove cinque ragazzi dai 17 ai 22 anni hanno perso la vita dopo essersi scontrati contro un pullman.

L'appello di Vivinstrada a Mattarella: "Fermiamo questa violenza stradale"

I numeri sono ancora alti, troppo alti.  Secondo i dati Aci-Istat, spiegano i referenti di Rete Vivistrada, in un anno ci sono stati 3.500 morti e 250.000 feriti. In pratica sulle strade italiani una persona muore ogni 2,5 ore, 28,6 feriti rimangono feriti: 600 il conto inoltre dei pedoni morti, di cui più della metà investiti sulle strisce pedonali, gravissimo indicatore di inciviltà.

"Non chiamiamole disgrazie o incidenti: questa è violenza stradale - hanno continuato -  Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 non ci piace sotto diversi aspetti: la cornice del piano è quella della deresponsabilizzazione di chi causa i sinistri, riconducendo il fattore “errore umano” a pura fatalità, nella previsione – e rassegnata accettazione – che i conducenti siano necessariamente distratti e, oltre ad impattare tra loro, non si possano accorgere della presenza di pedoni e ciclisti. Ricorrono nel piano continui e allarmanti richiami alla responsabilizzazione dell’utenza vulnerabile e alla protezione passiva quasi come se il fatto di essere vittime predestinate dipendesse da loro. Nessuna parola sulla necessità di introdurre una normativa sui dispositivi di moderazione, come tutti i paesieuropei hanno fatto da almeno 30 anni. Questo è inaccettabile. Questo piano poco o nulla dice sui necessari interventi repressivi del fenomeno, quando invece occorrerebbe potenziare i controlli di polizia stradale, oggi drasticamente ridotti a causa della diminuzione delle pattuglie in servizio, come quasi del tutto ignorata è l’adeguata formazione sui comportamenti pericolosi di guida e le varie implicazioni del fattore umano".

"Queste morti si possono evitare"

Troppo carente ed episodica, inoltre l'attività di sensibilizzazione dei cittadini: il 21 novembre 2021, Giornata Mondiale e Nazionale del Ricordo delle Vittime della strada, "ha avuto pochissimi riferimenti sui media, dalle più alte cariche dello Stato, anche i canali pubblici del Quirinale, nessuna parola sulla strage quotidiana causata dalla violenza stradale".

Tutte queste morti si possono evitare prevenendo la violenza motoristica con una strategia attiva di riduzione della velocità, delle opere di moderazione del traffico e di ridisegno dello spazio pubblico. Nella speranza di raggiungere la visione zero vittime.

"Signor Presidente, per la sensibilità da lei sempre dimostrata, il suo settennato non può che concludersi con un severo e fermo appello alla coscienza della cittadinanza, dei Media, degli organi di Governo, legislativi ed amministrativi - hanno continuato - Parigi, Madrid, Barcellona, Bilbao, Bruxelles hanno già scelto di abbassare i limiti di velocità ed Helsinki ha raggiunto le zero vittime grazie al limite dei 30 km/h nelle aree urbane. Ai primi di ottobre 2021 il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione per abbassare a 30 km/h il limite di velocità in tutte le aree edificate: mentre l’Europa va verso il futuro, l’Italia torna indietro di decenni. La stessa Europa ha reso obbligatorio l’importantissimo dispositivo di limitazione automatica della velocità I.S.A. (Intelligent Speed Adaptation) da maggio 2022, ma il nostro Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili non ha ancora predisposto alcun provvedimento di recepimento. Attualmente la 'piramide della mobilità ordina le seguenti priorità: auto - Trasporto Pubblico - ciclisti - pedoni, disabili e bambini. Ma bisogna rovesciarla! Le strategie di lungo periodo devono essere basate su una redistribuzione dello spazio pubblico, introduzione zone edificate a 30 km/h e una riduzione della principale causa di morte in circolazione: il parco auto non va semplicemente sostituito con mezzi più nuovi e meno inquinanti, bisogna ridurlo drasticamente".

 

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