“La terza branda”: il teatro al Nerio Fischione in vista della mobilitazione nazionale dei garanti dei detenuti.
Teatro al Nerio Fischione
Ieri (giovedì 27 febbraio 2025) nella Casa Circondariale Nerio Fischione si è tenuta la rappresentazione teatrale “la terza branda”, frutto del lavoro di riflessione del gruppo “diritti umani”, guidato per l’occasione da Giuseppina Turra. La “terza branda” rappresenta la continuazione dell’impegno profuso dai detenuti di Nerio Fischione verso la sensibilizzazione della collettività nei confronti delle difficoltà generate dal sovraffollamento, ormai risalente a un paio d’anni, nei quali essi hanno dato vita a numerose iniziative.
“La “terza branda” compendia la tenace volontà dei detenuti che, a luglio dello scorso anno, ha reso possibile raggiungere con uno scritto il Presidente della Repubblica per chiedere attenzione nei confronti di un problema che pare da anni irrisolvibile e che incide pesantemente nella vita delle persone recluse, delle loro famiglie ma anche di chi lavora e ogni giorno si trova a dover affrontare situazioni che dovrebbero invece essere gestite con risorse umane e strutturali ben differenti – ha fatto sapere Luisa Ravagnani garante dei detenuti del comune di Brescia – La ragione posta alla base di questo movimento di pensiero, nato a Verziano e proseguito a Nerio Fischione, è riconducibile alla volontà di porsi come interlocutori seri e responsabili del sistema giustizia, per poter contribuire all’elaborazione di strumenti utili al raggiungimento del fine costituzionale della pena. Per tale ragione, “la terza branda” è stata lo spunto per riflettere su temi importanti quali la colpa, il reato, la vittima e la collettività, cominciando a elaborare possibili strategie di riparazione che, a parere di chi scrive, non possono tuttavia essere facilmente perseguite nell’attuale condizione di sofferenza del sistema penitenziario”.
“La “terza branda” ha preceduto di qualche giorno la mobilitazione nazionale dei Garanti del Persone Private della libertà personale e potrebbe costituirne parte integrante, assumendosi la funzione descrittiva del disagio vissuto dai detenuti e dalle detenute in Italia. Infatti, è solo dall’ascolto dalle parole di chi vive il carcere (operatori, detenuti, volontari) che si può cogliere l’estremo livello di sofferenza ingiustificata ormai raggiunto ed è per questo motivo – oltre che per le 14 persone che si sono già tolte la vita in carcere dall’inizio del 2025 e per le ragioni espresse nel comunicato nazionale allegato – che anche la Garante di Brescia si unisce alle richieste formulate”.
L’appello della garante
“Abbiamo bisogno di trovare soluzioni, possibilmente rapide e che prescindano il più possibile da pregiudizi fonte di risposte magari efficaci nel breve ma controproducenti nel medio e lungo periodo. Del resto gli attori de “la terza branda” lo chiedono a gran voce: […] la verità è che questa cosa si potrebbe evitare! Si potrebbe evitare eliminando da subito superfluità pericolose come la terza branda! Perché eliminando la terza branda elimineresti in parte anche il problema del sovraffollamento. Riducendo le brande, riduci i posti in carcere, rientri nei numeri stabiliti al momento della sua costruzione e la struttura funzionerebbe meglio. Gli assistenti, l’area sanitaria, gli educatori, tutti avrebbero meno lavoro, meno problemi, meno complicazioni e riuscirebbero a seguire tutti i detenuti, favorendo una vera rieducazione e un miglior reinserimento. Le persone non più disperate e abbandonate a loro stesse, non si suiciderebbero e una volta uscite non reitererebbero i loro reati. È questo che gli operatori, gli agenti e i detenuti auspicano”.