La Quadriennale riporta a casa Andrea Morbio

La Quadriennale riporta a casa Andrea Morbio
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Andrea Morbio è un carpenedolese classe ‘84, ma residente a Parigi da quando, 6 anni fa, ha conseguito le lauree in conservazione dei beni culturali e in antropologia sociale. «Andrea è – ha affermato Carlo Pinzi, suo cugino - un “cervello in fuga”, il “non profeta in patria”, però a volte ritorna», infatti, è tra i partecipanti della 16° Quadriennale, grazie al progetto sulla storia di Simone Pianetti. Il nome della mostra collettiva nazionale d’arte contemporanea deriva dalla cadenza con la quale si svolge per mandato istituzionale l'esposizione periodica. È allestita al palazzo delle esposizioni di Roma. È una panoramica sulle ricerche della nuova generazione di artisti italiani. È stata inaugurata dal presidente Sergio Mattarella e dal ministro dei beni culturali Dario Franceschini. «Il lavoro di Morbio ha la capacità di articolare la componente discorsiva dello spazio rurale, attraverso la storia orale e i suoi mezzi di trasmissione, come è appunto lo spettacolo "Il vendicatore" di Giacomo Onofri - ha affermato Matteo Lucchetti, curatore di "De rerum rurale", una delle dieci sezioni che compongono la mostra-  La complessità di tale scelta coniuga la serietà della ricerca antropologica al recupero estetico della sfera folkloristica e delle sue narrazioni transgenerazionali. Inoltre la figura di Pianetti parla di un'epoca di migrazioni e progresso, dalla prospettiva della periferia di una valle». Il progetto Pianetti è nato in una ricerca volta alla stesura di una tesi per il Master di Antropologia Sociale a Parigi. Si è sviluppato grazie alla collaborazione con l’artista marchigiano Riccardo Giacconi, 31 enne di San Severino Marche, formatosi allo Iuav di Venezia. Il 3 gennaio, l’artista ha condiviso lo spazio espositivo con Giacomo Onofrio, storico burattinaio carpenedolese. In via Nazionale 194, alle ore 17, Giacomo Onofrio ha drammatizzato la storia di Simone Pianetti. « è la storia di un emigrato a New York, che torna nell’alta Valle Brembana. - ha affermato Morbio -  Tenta di ricollocarsi aprendo delle attività licenziose ed è ostacolato dalle autorità. Cade in miseria, commette un atto efferato e poi scappa, riprende forse la via dell’esilio. é una sorta di Ulisse, a cui è impossibile mettere radici. Pianetti è un personaggio moderno all’interno di un ambiente folklorico e rurale. E’ la storia di un ritorno impossibile, una volta che una strada è intrapresa, non si può tornare indietro, si possono certamente fare delle nuove scelte, andare altrove, ma non si può tornare al punto da dove si è partiti ». « Il pubblico di mio nonno era adulto,- ha dichiarato Giacomo Onofrio - quindi il nostro cavallo di battaglia era proprio un fatto di cronaca che ha fatto scalpore nella Prima guerra mondiale.

Le opere dei burattinai erano una sorta di telegiornale dell’epoca e contribuivano a cristallizzare le memorie collettive delle comunità locali». Oggi, il pubblico è composto da bambini, ciò ha imposto abbandonare le vecchie tragedie, che raccontavano fatti di cronaca nera e storie di banditi.


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