La nuova vita di Rosangela Da Silva: è vedova consacrata
La monteclarense ha ricevuto la consacrazione: lo stato di vedovanza prosegue nel segno della carità
Nello stato vedovile è possibile dare un nuovo senso alla vita che rimane: per questo, fin dall’antichità, è presente l’Ordo Viduarum o Ordine delle Vedove, istituzione che riunisce le donne che hanno scelto di vivere, dopo la scomparsa del marito, offrendo la propria disponibilità alla Chiesa nel segno della sobrietà di costumi, della castità e dell’obbedienza all’autorità episcopale.
La storia di Rosangela
Sono 250 in tutta Italia e tre sono state consacrate il 26 ottobre scorso anche a Brescia, in Cattedrale dal vescovo Pierantonio Tremolada: tra loro c’è anche una monteclarense, Rosangela Da Silva Felix, residente a Vighizzolo. Nata in Brasile nel 1964, curiosamente nel paese di Montes Claros (Montichiari, in portoghese), Rosangela cresce in una famiglia con altri 8 fratelli e sorelle e conosce il futuro marito, Carlo Moretti, quando questi, metalmeccanico di professione, era giunto come volontario del Grimm nel grande Paese sudamericano per supportare come manovale l’opera missionaria. A unirli l’amore, certo, ma anche la profonda e sincera fede in Cristo e la passione per la musica: così, nel 2002, i due convolano a giuste nozze nella parrocchia di Vighizzolo. Senza figli, la coppia si è dedicata fin da subito all’aiuto agli altri collaborando con la chiesa locale e accompagnando in musica le messe, Carlo con la chitarra (era soprannominato “il rockettaro”),Rosangela con il canto. La morte di lui, avvenuta per un tumore al pancreas a inizio febbraio 2020 poco prima che scoppiasse la pandemia da Covid, comporta una rivoluzione nella vita della consorte ed è la grande fede ad aiutarla a superare le difficoltà e l’assenza dell’amato.
«Mi sono chiesta il senso della vedovanza, che cosa potessi ancora fare della mia vita. Così, cercando su internet esperienza di spiritualità mi sono imbattuta nell’Ordo Viduarum. Ho capito subito che poteva essere la scelta giusta». Dopo aver interloquito con due iseane che già avevano intrapreso questo cammino qualche anno prima, Rosangela è contattata da Mons. Giovanni Palamini, vicario episcopale per la Vita consacrata e il cammino di preparazione è iniziato. «È un’esperienza che mi ha formato – prosegue – anche per l’amicizia che si è creata con altre vedove, in un percorso di acquisizione di coscienza del significato dell’appartenenza all’Ordo durato tre anni e che prevede requisiti chiari a partire dalla volontà di non risposarsi. L’amore con Carlo, del resto, non si è mai concluso, semplicemente ha assunto una diversa forma e poi c’è la certezza della Resurrezione».
Consacrazione
Così, il 26 ottobre Rosangela, che di professione è educatrice della cooperativa La Nuvola nel Sacco al Centro giovanile di Montichiari, insieme ad altre due vedove della parrocchia di Leno ha ricevuto la consacrazione e la benedizione, sigilli dell’ingresso nell’Ordo e pochi giorni dopo è stata l’occasione per un ritiro nella capitale dove studiare insieme alle altre consacrate lo statuto di questa realtà ecclesiale e approfondirne le linee guida a livello nazionale. «Periodicamente ci ritroviamo per leggere la Bibbia o ci dedichiamo alla lettera del vescovo: naturalmente ciascuna prosegue anche il proprio impegno nelle rispettive parrocchie. L’Ordo- conclude- mi ha consentito di ricostruire una nuova vita sempre nel segno della fede».