La maglia del Diavolo donata a un simbolo della lotta contro la Sla
Il bellissimo gesto del giocatore del Milan Davide Calabria nei confronti di Luca Ruggeri, paraticense molto conosciuto e stimato in paese.

di Simone Bracchi
La vicenda che ha visti protagonisti il giocatore del Milan Davide Calabria e il paraticense Luca Ruggeri.
La maglia del Diavolo donata a un simbolo della lotta contro la Sla
La sorpresa che non ti aspetti: un meraviglioso regalo natalizio da parte del Diavolo. Proprio in occasione della Vigilia di Natale il paraticense classe 1964 Luca Ruggeri, da cinque anni malato di Sla, ha ricevuto la maglietta autografata di Davide Calabria, giovane calciatore rossonero originario di Adro. Per Ruggeri, da sempre grande tifoso del Milan, è stato un dono straordinario. Anche se, a dire il vero, la cosa più bella in assoluto è il radioso sorriso di un uomo, di un coraggioso padre di famiglia, che da anni è diventato testimone nella battaglia contro "la bastarda". La sclerosi laterale amiotrofica era stata ribattezzata così proprio da un suo beniamino, l’ex giocatore del Milan Stefano Borgonovo, scomparso nel 2013 dopo aver sensibilizzato l’opinione pubblica su questo delicato tema.
La sua vita
"Papà è originario di Paratico e da sempre vive qui - ha commentato la figlia Marina (classe 1992), che quest’anno, nonostante la terribile malattia, si è unita in matrimonio con Lorenzo Sbardellati, regalando un’altra grande emozione al papà - E’ sempre stato un uomo forte e dinamico. Nella vita, fino al 2015 quando a seguito di alcune visite gli hanno diagnosticato la Sla, ha sempre lavorato sodo come imbianchino".
Ruggeri si è sposato nel 1991 con Lucia Ministrini, cugina del primo cittadino di Paratico Gianbattista Ministrini e di Giuseppe Ministrini, consigliere comunale di maggioranza di Capriolo che il 24 dicembre ha portato a casa Ruggeri la maglietta di Calabria.
L’amore per il Milan e per il calcio
"Papà è sempre stato un grande tifoso del Milan e mi ha trasmesso questa passione - ha continuato la figlia - Era felicissimo quando ha ricevuto il regalo, il modo migliore per festeggiare il primato in classifica, e sorpreso per il gesto del calciatore. Ha ringraziato di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa sorpresa".
Luca Ruggeri porta nel cuore tanti momenti straordinari della sua squadra, soprattutto quella finale di Coppa Campioni vinta 4 a 0 dal suo Milan contro la Steaua di Bucarest: quel 24 maggio del 1989 il 56enne era a Barcellona al Cam Nou insieme ai suoi amici.
"Per lui quel Milan era tutto: non a caso abbiamo appena adottato un gattino ed è stato chiamato “Arrigo”, proprio come il grande allenatore Arrigo Sacchi - ha aggiunto Marina - Ma non solo tifoso. Papà è stato anche un bravo calciatore. Ha iniziato a giocare a 13 anni nel Sarnico, poi l’avventura a Capriolo e nella Grumellese e infine il ritorno a casa: a 30 anni ha smesso di giocare proprio nel Paratico. Da quando è malato siamo già stati allo stadio, ma il mio sogno è quello di portarlo ancora, sperando che questo momento passi in fretta: in questo modo potrà tifare dal vivo la sua squadra che quest’anno gli sta dando grandi soddisfazioni", ha sottolineato la figlia.
Testimone per la ricerca
Scoprire di essere malato di Sla per Ruggeri e la sua famiglia è stato un vero incubo. Ma il paraticense ha trasformato il dolore in forza e da cinque anni è un simbolo nella lotta contro la Sla, promotore di numerose iniziative volte a sostenere la ricerca.
"Siamo entrati a far parte dell’associazione Aisla e nel 2018 e nel 2019 abbiamo promosso in paese due raccolte fondi - ha concluso Marina, consapevole di avere un padre davvero straordinario - La prima vendendo il vino Barbera sul lungolago, la seconda in grande stile al parco di Paratico. Papà, nonostante la malattia, non ha mai perso il suo sorriso, il suo entusiasmo".
A ricevere un regalo meraviglioso e inatteso per Natale è stato Ruggeri e il gesto generoso di Calabria è stato qualcosa di estremamente importante. Anche se il messaggio più bello è probabilmente incarnato dalla forza, dal coraggio e dalla dignità di un uomo che, nonostante «la bastarda», non ha mai smesso di sorridere.