La lettera a tutti i genitori dell'agente

La lettera a tutti i genitori dell'agente
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 Mi piacerebbe un giorno, avervi accanto a noi. Mi piacerebbe che, un giorno, voi poteste ascoltare, vedere e sorprendervi di ciò che i bambini dicono, raccontano...di voi e di noi. Mi piacerebbe che, un giorno, solo un giorno, voi poteste entrare con noi in classe, così, per andare oltre al chiedere ai vostri figli: «Cosa avete fatto oggi a scuola?». Mi piacerebbe che un giorno poteste capire cosa abbiamo creato tutti noi, adulti. Noi siamo i loro eroi, siamo la soluzione ai dubbi ed ai problemi, siamo l'esempio, siamo la cosa giusta. C'è un qualcosa di magico nelle loro parole, c'è una visione allargata su tutte le cose. Noi la stringiamo. Lascia senza fiato, sentire dalla bocca di bambini delle elementari, discorsi più sensati di quelli che si sentono pronunciare dagli adulti. Parole come rispetto, aiuto, sacrificio, amore per gli altri. E noi parliamo solo di strada, di cartelli, caschetto, strisce pedonali...eppure sorprendono i loro racconti e ciò che percepiscono. C'è un continuo guardare a ciò che facciamo noi grandi. C'è la mamma che «Si ferma sempre a far attraversare i pedoni»; il papà coi super poteri perchè «Una volta ha telefonato alla polizia e sono riusciti a salvare un signore che era caduto in bicicletta»; c'è «Lo zio che si è rotto la testa, perché non metteva il casco anche se glielo dicevo sempre»; C'è un ascolto costante da parte loro, anche quando non ce ne rendiamo conto: loro sono ciò che siamo noi, purtroppo anche quando siamo superficiali nei giudizi. Ecco che arriva puntuale: «Il mio papà mi fa nascondere sotto al sedile quando c'è la polizia!» Quando si parla di pericolo, per esempio, ci si accorge di quanti ne vedano loro, che noi non vediamo più, e di quanti pericoli non esistano ai loro occhi, ma che abbiamo creato noi in loro non insegnati, ma creati. La paura del diverso, non è una paura dei bambini. La paura della multa, .non lo è. La paura dell'assassino, non è una paura dei bambini. Le sparatorie erano quelle con gli indiani, oggi ti raccontano del video con «I terroristi che tagliano le teste». Oggi ti raccontano che «La soluzione è sparare» e che «Devono tornare a casa loro». Chi? «Gli stranieri». E chi sono i? «Gli arabi». Ti raccontano però di quanto sia bello che «La mamma mi faccia allacciare la cintura da sola». Ti raccontano di come «il papà mi ha insegnato tutti i cartelli e che va piano». Ti raccontano della moto e del «giro più bello della mia vita, vestito con il giubbotto, il casco e tutte le cose come Valentino, ma coi colori di mio fratello maggiore». Ti raccontano dei cellulari che usano durante i viaggi per giocare, perché «gli adulti non parlano con noi, hanno sempre da discutere di cose noiose». . C'è tanta fatica nell'educare un bambino, è l'investimento più importante che possiamo fare. Noi ci proviamo nel nostro piccolo ad aiutarvi con le regole della strada, ma a poco serve se non scegliamo di essere un esempio positivo, tutti noi, insieme.


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