la situazione caotica

La giungla dei centri estivi

In molti sono partiti solo dopo l'ennesima variazione alla normativa

La giungla dei centri estivi
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La giungla dei centri estivi. Potrebbe essere questo il titolo di un romanzo che racconta la gestione dei centri estivi post-emergenza Coronavirus. La scorsa settimana, l'iter autorizzativo voluto da Regione Lombardia in cui ogni organizzatore doveva inviare un protocollo al Comune che successivamente lo comunicava ad Ats, aveva bloccato un buon 95% dei camp estivi in partenza dal 15 giugno. Sabato, 13 giugno, è arrivata l'ennesima «piroetta»: con un provvedimento d'emergenza (lo potremmo chiamare «sblocca-centri»), la Regione ha rivisto il proprio iter e fatto «saltare» due clausole: la prima, e più importante, riguarda l'approvazione di Comune e Ats, che non è più necessaria, anche se il protocollo resta da presentare in via informativa (che significa tutto e non significa nulla). Il secondo punto è che il rapporto istruttore/bambini, fino ad ora unica certezza, non è più obbligatorio, ma solo consigliato.

Questo per permettere anche alle attività più deboli dal punto di vista del personale di partire senza disastri economici. Due «aggiustate» giunte in extremis e che non fanno che dipingere ancora una volta la scarsissima funzionalità della giungla di provvedimenti presi nella gestione dell'emergenza.

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