La Franciacorta ostaggio degli aerei: "Fanno troppo rumore"

Da settimane i velivoli diretti a Orio al Serio hanno preso a sfrecciare sopra le case a qualsiasi ora del giorno e della notte disturbando la quiete dei cittadini, molti dei quali si sono appellati ai social e alle istituzioni per denunciare la situazione.

La Franciacorta ostaggio degli aerei: "Fanno troppo rumore"
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«Don't Look Up», non guardare in alto, ammonisce il film di Adam McKay. Ma, a prescindere, ai coccagliesi non serve alzare gli occhi verso il cielo per capire quale sia il problema. Niente comete in rotta per la terra, per fortuna, ma un continuo viavai di aerei diretti verso Orio al Serio che da settimane hanno preso a sfrecciare sopra le case a qualsiasi ora del giorno e della notte disturbando la quiete dei cittadini, molti dei quali si sono appellati ai social e alle istituzioni per denunciare la situazione.

La Franciacorta ostaggio degli aerei

«Da alcuni mesi, con una frequenza di uno al minuto (ma anche meno) ho notato che il cielo di Chiari, ma ancor più quello di Coccaglio e Cologne viene sorvolato da velivoli la cui destinazione finale è l'aeroporto di Bergamo», è la testimonianza di un lettore che spiega come la rotta degli aerei, che un tempo «aggiravano» il paese, ora passa proprio sul centro abitato: una virata che genera un forte riverbero, che a volte «fa anche tremare le finestre» e che per i residenti rappresenta un vero e proprio disagio. «Sono insopportabili, ho seguito le rotte in live sull’app flight radar 24 e ho constatato che mediamente sfrecciano a circa 5.000 piedi proprio sul nostro bel paese facendo rumore assordante 24 ore su 24», ha incalzato un altro coccagliese, da poco trasferitosi nella zona del quartiere degli Orti, che si è rivolto alla redazione di ChiariWeek per spiegare come da un giorno all’altro sia cambiata la virata degli aerei. «Non capisco perché debbano abbassarsi già 20 chilometri prima dell'atterraggio» generando un inquinamento acustico sentito e lamentato da moltissimi altri concittadini.

Una storia che parte da Rovato

Una storia che si ripete, anzi che si ramifica, giacché a fine 2019 ad alzarsi era stata la voce dei residenti nel quartiere San Donato di Rovato, che avevano scritto ai Comuni ed Arpa Lombardia per denunciare il medesimo problema: un continuo passaggio di aerei, con relativo frastuono, che quasi rendeva impossibile stare all’aperto. Al coro si era aggiunto anche il grido di Legambiente, che aveva puntato il dito sulle conseguenze in termini di inquinamento e impatto ambientale delle nuove rotte di virata sui vigneti e sulla biosfera della Franciacorta. Il problema si era «assopito» durante la pandemia da Covid, quando il numero dei voli era stato quasi azzerato, ma ora che il traffico aereo ha ripreso con regolarità è tutto punto a capo, se non peggio perché da Rovato il grattacapo si è allargato su Coccaglio.

La risposta dell’Enac

Contattata per chiarimenti, la Direzione dell’Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) ha spiegato come «di recente non ci siano stati cambiamenti nelle rotte da e per l'aeroporto di Bergamo». Anche il numero di voli, risalito dopo che nel 2020 e nel 2021 aveva subito un’importante flessione, non avrebbe registrato alcun aumento rispetto al periodo pre Covid. Le uniche modifiche, chiarisce l’Enac, riguardano «alcune variazioni negli orari soprattutto per qualche volo notturno, e in particolare con l'aumento di voli cargo che operano di notte».

La polemica sui social

Eppure gli aerei continuano a passare: non serve alzare lo sguardo, il boato della virata si sente anche dentro le case. Un disagio che ha dato vita a un acceso dibattito anche sui social dove alcuni utenti, mostrando di avere una certa competenza in materia, hanno avanzato delle ipotesi in merito alla situazione. La rotta che passa per Coccaglio (che sarebbe stata aggiunta, non modificata, e particolarmente privilegiata perché più corta) rappresenterebbe null’altro che un «espediente» per accorciare i tempi dei voli diretti a Orio al Serio. Una soluzione che potrebbe anche essere dettata dall’impennata dei costi del carburante, certamente accentuata dalla guerra in Ucraina, ma che da tempo ormai appesantisce il mercato e alleggerisce le tasche del settore dei trasporti pubblici e commerciali.

Perché non far mantenere agli aerei una quota maggiore, allineando il loro tracciato con quello dell’autostrada A4 e allontanando il rumore dal contesto urbano, si è chiesto poi qualcuno, a cui è stato ribattuto con un secco «non è possibile»: le rotte di avvicinamento all’aeroporto sarebbero calcolate su quote e velocità specifiche, proporzionali alla lunghezza della pista, per atterrare correttamente senza arrivare troppo veloci nel tratto finale. E Coccaglio, per sua sfortuna, sarebbe situato appena prima di intercettare questo corridoio finale.

Quale soluzione?

Da una parte ci sono le lamentele di chi ne ha «le orecchie piene», dei cittadini che difendono il loro diritto alla quiete, ma anche la posizione senza se né ma di Legambiente decisa a scendere di nuovo in campo per salvaguardare i vigneti della Franciacorta. Dall’altra però, soprattutto dopo i due anni di pandemia, si lavora per offrire un servizio che risponda alle richieste del mercato, dell’economia e anche del turismo, sempre più avido di pacchetti e voli «low cost»: e con l’avvicinarsi del 2023, anno in cui Brescia e Bergamo saranno capitali italiane della Cultura, è quasi scontato che il numero di voli subirà un incremento. Come conciliare dunque le esigenze di un mondo che va sempre più veloce con la tutela del territorio e il benessere (soprattutto psicologico) dei cittadini?

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