Aziende in crisi

La forza da premiare degli operai della Stanadyne

Venerdì 7 marzo il sindaco di Castenedolo ha organizzato un’assemblea pubblica nel cortile dell’azienda che dal 4 dicembre è in liquidazione

La forza da premiare degli operai della Stanadyne
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Nonostante l'incertezza, la determinazione e la solidarietà dei lavoratori restano il motore di un'azienda che lotta per il futuro.

Gli operai della Stanadyne

La musica si sente da lontano quando si imbocca via Matteotti. "Don Raffaè»"si sente anche attraverso i finestrini chiusi della macchina. Non si penserebbe mai che quel gruppo di persone che balla e che canta stia attraversando una delle crisi dei diritti umani più grave, a livello locale, degli ultimi tempi. Eppure è così. Ma serve davvero piangersi addosso? Rimuginare sul perché di certe scelte fatte da chi avrebbe dovuto tutelare quegli operai? Oppure è meglio reagire con il sorriso, facendosi forza a vicenda? Gli operai della Stanadyne di Castenedolo hanno scelto la seconda opzione e la loro forza, la si vede tutta. Una forza che da 100 giorni è l’unica certezza che hanno.

L'intervento delle istituzioni

Venerdì 7 marzo il sindaco di Castenedolo, Gigi Bianchini, come lo chiama la grande famiglia della Stanadyne, ha organizzato un’assemblea pubblica nel cortile dell’azienda che dal 4 dicembre 2024 ha visto 100 dei suoi dipendenti messi in liquidazione senza avere nè la motivazione – essendo un’impresa in ottima forma dal punto di vista economico – nè risposte per il futuro dando così vita ad un limbo fatto di incertezza e paura.  Tante le figure istituzionali che si sono presentate per dare il loro sostegno, al di là delle idee e dei colori politici. Miriam Cominelli ha evidenziato il peso umano della vicenda, mentre il sindaco Bianchini ha ribadito l’impegno a mantenere aperti tutti i canali istituzionali. Il consigliere Floriano Massardi si è detto colpito dallo spirito dimostrato dai lavoratori e ha promesso massimo supporto, sottolineando però la mancanza di un intervento prioritario da parte di chi dovrebbe guidare la risoluzione della crisi. La deputata Simona Bordonali ha lodato il grande lavoro di collaborazione tra istituzioni e lavoratori, sottolineando che "Se oggi la Stanadyne esiste ancora, è grazie a voi".   Fabrizio Benzoni ha definito la situazione "una crisi umana più che economica" e ha confermato la pressione esercitata sul Ministero affinché partecipi attivamente alla risoluzione del problema.

Lunedì 17 l'incontro in Regione

Lunedì 17 marzo ci sarà il tavolo regionale a cui parteciperà anche il Ministero incaricato. L’onorevole Gian Antonio Girelli ha denunciato la logica puramente multinazionale che ha portato alla chiusura, sottolineando la necessità di un cambio di passo e di responsabilità:

"Non si va in vacanza quando c’è una crisi in atto, si resta per affrontarla".

Anche il senatore Alfredo Bazoli ha messo in evidenza l’assurdità della chiusura di un’azienda sana:

"La Stanadyne non è un’azienda in crisi, ma una pedina sacrificabile all’interno di una multinazionale che guarda solo ai numeri. Qui c’è un’occasione concreta per salvare i posti di lavoro: perderla sarebbe un delitto".

Sono però state le parole di due lavoratrici, munite di spillette con mimosa per la Festa della Donna, e di Barbara Basile, rappresentante Fiom, ad emozionare tutti i presenti.

"Non possiamo morire per l’incoscienza di chi avrebbe dovuto trovare una soluzione. Gli acquirenti ci sono, noi abbiamo fatto il nostro dovere e pretendiamo che lo facciano anche gli altri",

ha detto una delle operaie. Un’altra dipendente, con 32 anni di servizio in azienda, ha condiviso il dolore della situazione:

"La Stanadyne è una famiglia, ormai ci guardiamo negli occhi e sappiamo cosa stiamo vivendo. Tutto si sta sgretolando e molti colleghi cercano altre opportunità. Fa male". "Sono stati giorni di grande lavoro e sacrificio – ha preso parola Barbara Basile – Oggi le lavoratrici e i lavoratori consegnano un'azienda migliore di quella che hanno ricevuto in dono il 4 dicembre. Questo dovrebbe essere già sufficiente per ricevere stima e ammirazione. È stato difficile, c'era il freddo, la pioggia, la produzione, il fatturato, i conteggi per pagare gli stipendi decurtati dagli stop e i conti da far quadrare a casa. Queste persone si sono sostituite all'incuria di chi si era impegnato a lavorare per ridargli la dignità e il futuro strappati quel mercoledì di dicembre a 20 giorni da Natale. Oggi ci sono soluzioni industriali che potrebbero dare continuità. Ma mentre noi siamo qui, Rodolfi dov'è? Avrà chiamato? Si sarà occupato di dare dati? Sarà andato a parlare con i possibili compratori? Gli avrà spiegato che stiamo mantenendo il portafoglio ordini con milioni di euro per loro? Ma Rodolfi la vuole vendere davvero questa azienda? Cosa accadrà tra un mese o due? Se ci fa chiudere? Queste sono le domande che leggo negli occhi di chi a testa bassa si fa la mattina presto davanti al fuoco senza neanche pronunciarle per paura che possano diventare risposte negative. E ho imparato a leggere tanto in quegli occhi. Eppure tutte le mattine sono qui a dare il meglio di loro".

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