Italcarni? Spartiacque fondamentale

Italcarni? Spartiacque fondamentale
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Schietto. Camicia, jeans e la toga come missione. Ci accoglie col sorriso il Pm Ambrogio Cassiani. E parte a razzo, come è abituato. Il problema è uno e tipicamente italiano: «Ed emerge solo a tragedia avvenuta», racconta Cassiani, spaziando con mente scartoffie sul «caso Italcarni». «Questo in particolare è uno spartiacque fondamentale, perché le norme ci sono, ma bisogna applicarle. E noi lo abbiamo fatto. Può essere davvero troppo tardi effettuare controlli nelle macellerie e nei ristoranti, bisogna farli prima, già negli allevamenti. Perché la macelleria è il punto finale prima che finisca sulla tavola del consumatore. Anche perché c'è questa strana convinzione che la carne debba subire chissà quali processi. Pensiamo alla tartare. Che adoro. Io la carne, quindi, la preferisco cruda. Certo: cucendola abbatti i batteri, ma a me piace mangiarla così, e quindi c’è il dovere che sia trattata nel pieno rispetto della salute animale e umana sin dalla macellazione. I tumori sono tutte malattie da accumulo, ma di fatto i limiti per alcune tossine non dovrebbero proprio esserci. E nel caso di Italcarni la soglia era folle. A proposito: avremo la discussione dell’abbreviato il 26 luglio. Titolare e dipendenti hanno chiesto il patteggiamento e si sono assunti la piena responsabilità dando piena confessione. E mica è così ovvio.

Parlava di spartiacque. In che senso?

«Nel senso che questo caso ha dimostrato il diretto collegamento tra benessere animale e salute umana: se prima c’era quasi del disinteresse sul processo di macellazione, ora importa eccome. Perché se la vacca viene trascinata, le ferite si infettano. E parliamo di bestie di 300 chili che quando cadono a terra si rompono le ossa e si feriscono. Se vengono pure trascinate sul selciato - e a riguardo ci sono immagini che valgono più di mille parole - e toccano escrementi degli altri animali non va bene. Io me la mangio quella bistecca. E il mio lavoro esula dalla «pìetas» per il povero animale. Ma Ital carni è importante anche per questo: l'eventuale condanna, per cui lotto, dei veterinari lancerebbe un messaggio molto forte».

In che senso?

«Mi spiego: viviamo in un paese pericoloso, perché dobbiamo sempre puntualizzare l'ovvio. Il problema è questo. Dire ai veterinari che devono svolgere il proprio mestiere, con quali linee giuridiche e morali, in quanto il loro operato è direttamente connesso alla salute umana».

Il fil rouge con Green Hill?

«Il lavoro dell’Asl che non è stato pienamente svolto. C’è la mancanza dell’ente pubblico sanitario. Il problema dei processi è capire come funziona il tutto.

I media l’hanno aiutata o sono stati, in qualche modo, d’intralcio?

«Chiaro che Green hill ha mosso pedine importanti, alcuni giornalisti di testate davano sostegno a chi non avrebbe meritato. Ma il giornalista in linea di massima fa il suo. Il giornale è importante che sensibilizzi e dia la notizia per quella che è, se le cose non si sanno...

Comunicare ai veterinari “mi raccomando fate il vostro lavoro” sembra banale ma è fondamentale». La sua volontà di smuovere le foglie in un sottobosco troppo stantio le ha creato qualche problema personale?

«Mai. Quello che per fortuna continua ad accadere è che in tanti sottovalutano la determinazioni di questo ufficio. Per me è fondamentale perché non mi vedono arrivare. Ma c’è un duplice risvolto anche qui. L'opinione della gente è che qui noi «smacchiamo i giaguari». E non sa che gli organici sono ridotti al lumicino, sono spariti i carabinieri, siamo 4 gatti. Ma arriviamo. Un po' alla volta, piano, ma arriviamo».

La gente sta cominciando a sensibilizzarsi?

«Da diversi anni la stampa e le trasmissioni televisive si occupano di questi argomenti. E la stampa ci aiuta se pone il problema, poi ognuno si farà la propria idea. “Questo è, poi vedi tu”. Sapete qual è il problema principale di chi fa il mio lavoro o chi fa carabiniere o il finanziere?

Quale?

«Non c'è la percezione del crimine che non sia quello di sangue. Quelli sono i reati che fanno scalpore. Purtroppo, permettetemi il cinismo, l'omicidio è il meno grave. Il danno sociale è pari a zero. Lo piangono i parenti ma il mondo va avanti. Quando parliamo invece di reati come la corruzione, la concussione, la banca rotta, la salute pubblica, i reati tributari è ben più grave perché mettono in ginocchio paese, distruggono l’economia. E la gente poi se ne rende conto».


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