Indiano ucciso da gang rivale nel Veronese, provvedimenti restrittivi anche in provincia di Brescia
Per oltre sei mesi è stata condotta dai Carabinieri del Comando Compagnia di San Bonifacio una puntuale ed articolata indagine. Il tutto con il supporto del Nucleo Investigativo Carabinieri di Verona e diretta dall'Autorità giudiziaria scaligera
Indiano ucciso da gang rivale nel Veronese, provvedimenti restrittivi anche in provincia di Brescia.
Nel Veronese indiano ucciso da gang rivale
Lo scorso 3 novembre verso le 19 si è verificata una maxi rissa che ha visto al centro due distinte fazioni di cittadini indiani. Queste si sono date appuntamento per una resa dei conti nei pressi del parcheggio di un centro commerciale a San Bonifacio (nel Veronese): in tutto ad essere coinvolte sono state più di 40 persone che si sono scontrate con violenza alcune con volto coperto e in parte armate di pistole, coltelli, spade, katane e spranghe.
Il tutto partito da una discussione e, in men che non si dica, dalle parole si è passati ai fatti: sono stati quindi esplosi alcuni colpi di arma da fuoco che hanno anche colpito uno di loro poi ricoverato all'ospedale di Verona Borgo Trento fortunatamente senza gravi conseguenze. Con le prime esplosioni tutti si sono repentinamente allontanati dandosi alla fuga a bordo delle autovetture con cui erano giunti nel centro dell’est veronese, prima dell’intervento dei Carabinieri allarmati da una cliente del supermercato.
Una scena di grande violenza avvenuta sotto gli occhi dei clienti delle attività della zona, tra cui famiglie con bambini, che hanno cercato riparo per non rischiare di venire coinvolti anche all'interno degli stessi esercizi.
Il tragico epilogo
Nel corso dell’aggressione ha però purtroppo avuto la peggio un cittadino indiano 33enne, che, ricoverato in gravissime condizioni per le lesioni riportate, è poi deceduto il 12 novembre successivo, presso l’Ospedale di Verona Borgo Trento: dalle indagini si è appurato che l’uomo era stato prima investito dall’auto condotta da un membro della banda rivale e poi picchiato selvaggiamente e colpito alla testa con spranghe e bastoni.
Le indagini, sono durate per sei mesi
Per oltre sei mesi è stata condotta dai Carabinieri del Comando Compagnia di San Bonifacio una puntuale ed articolata indagine. Il tutto con il supporto del Nucleo Investigativo Carabinieri di Verona e diretta dall'Autorità giudiziaria scaligera. Tali indagini hanno sinora permesso di identificare oltre 25 partecipanti alla rissa e ad eseguire oggi una misura di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Verona nei confronti di coloro che hanno tenuto le condotte lesive più gravi.
In particolare, già dalle prime ore del mattino, nelle province di Brescia, Cremona, Parma, Lodi Vicenza e Rimini, oltre 50 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Verona hanno eseguito 6 provvedimenti restrittivi a carico dei principali indiziati. Tale attività segue una pregressa serie di perquisizioni, eseguite nei mesi scorsi, che avevano già permesso ai militari di rinvenire e sequestrare armi bianche, katane e coltelli, detenuti presso le loro abitazioni.
La scelta di San Bonifacio
L’indagine, che purtroppo non ha potuto contare sulla presenza di immagini di videosorveglianza, si è sviluppata con l’esame di decine di lettori targhe e di video privati pubblicati sui social, con verifiche sulle dichiarazioni di testimoni e feriti, questi ultimi sempre particolarmente reticenti, ed ha consentito di ricondurre l’episodio ad un regolamento di conti tra bande rivali, che da tempo trascinano il loro confronto con aggressioni e reciproci attacchi. Tra l’altro, si è appurato che la scelta di San Bonifacio come luogo di incontro sia stata una mera causalità, dato che i contendenti non erano collegati a quel territorio o alla provincia veronese, situato in area centrale tra le aree di influenza dei gruppi in contrasto, principalmente operanti in Lombardia, Emilia e nel Vicentino, dove già nel 2021 si era registrata altra violenta aggressione in danno di uno degli odierni indagati.
Nel corso dell’attività, in particolare, è emersa anche l’attuale pericolosità degli indagati, che si stavano riorganizzando per una nuova rissa e spedizione punitiva in danno dei loro antagonisti. In fase esecutiva, le perquisizioni hanno permesso di rinvenire: spade, pugnali Kirpan, spranghe di ferro a forma di spada artigianale, pistole a salve e sick tirapugni. Gli arrestati, su disposizione della Procura della Repubblica di Verona, sono stati associati presso le Case Circondariali di Vicenza, Cremona, Parma e Rimini.
Le indagini proseguono
Le indagini proseguono non solo in relazione all’esame del nuovo materiale acquisito e alla ricostruzione del ruolo di tutti i soggetti coinvolti, ma anche per definire compiutamente i reali moventi del contrasto, che si ritiene siano correlati a dinamiche criminali interne alla comunità indiana.
"Per il principio della presunzione d’innocenza - hanno fatto sapere i militari - la colpevolezza della persona sottoposta alle indagini in relazione alle attività in questione sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna o forme analoghe".