Indagine Sisma, il grazie di Attilio Fontana e la nascita dell'inchiesta
Ha ricordato come l'inchiesta sia partita da un esposto trasmesso dalla Struttura commissariale di Regione Lombardia
Indagine Sisma, il presidente di Regione Lombardia ha tenuto a ringraziare ma anche a ricordare da dove prese le mosse l'inchiesta.
Indagine Sisma, le parole di Attilio Fontana
"In merito all'operazione dei Carabinieri di Mantova coordinati dalla Dda di Brescia, che ha portato anche a una serie di arresti, nell'ambito degli interventi della ricostruzione dopo il sisma del 2012, il presidente della Regione Lombardia, nel ringraziare chi a vario titolo ha contribuito a smantellare questa organizzazione criminale, ricorda che l'inchiesta è nata proprio da un esposto trasmesso dalla Struttura commissariale di Regione Lombardia per l'emergenza e la ricostruzione, a seguito di una serie di lamentele evidenziate da parte di un cittadino".
La maxi operazione nella notte
Si è svolta nella notte una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Mantova che, all’esito di un’indagine, Simsa, diretta e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Brescia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Brescia e a decine di perquisizioni presso abitazioni e studi tecnici. nove i soggetti raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare.
Al centro dell’indagine il nipote di uno storico boss cutrese, pubblico ufficiale con la carica di tecnico istruttore presso i comuni compresi nel cosiddetto “cratere sismico” della provincia di Mantova (Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica), con compiti istruttori, di verifica, di rendicontazione e di autorizzazione ai pagamenti dei contributi a fondo perduto stanziati da Regione Lombardia per gli immobili danneggiati dal terremoto del 2012.
Le diverse figure professionali, così come i beneficiari dei finanziamenti, si sarebbero interfacciati con il citato tecnico istruttore secondo un collaudato schema criminoso, consistente nella corresponsione di indebite somme (in genere pari a circa il 3% del contributo elargito), per garantirsi la trattazione della propria pratica in violazione dell’ordine cronologico e con aumenti – talora indebiti- dell’importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso attestatosi a 950.000,00 anziché 595.000,00 come originariamente stabilito).
In particolare il contributo pubblico doveva essere elargito ai richiedenti solo a condizione che costoro affidassero i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo al citato tecnico istruttore e al padre di questi. Le indagini avrebbero messo in evidenza che tali società, che di fatto sarebbero state gestite dal padre del pubblico ufficiale, erano intestate a prestanomi per evitare il diniego di iscrizione nella cosiddetta white list.