Inchiesta, con la crisi consumatori più attenti
Caldo torrido e l’estate che è entrata a pieno titolo a farla da padrona. Ma estate non fa rima solo con vacanze e afa, ma anche con un’alimentazione corretta che fa sempre più il paio con frutta e verdura. Fresche ovviamente. «Nei nostri punti vendita ad insegna Despar il reparto dei freschi (frutta e verdura, pesce, carne, e salumi e formaggi) è sempre il più importante - garantisce Gianfranco Fantoni, direzione operativa dell’Alco Spa, Società che gestisce i punti vendita Despar in Lombardia. Freschezza e qualità. Un binomio che vi caratterizza anche all’insegna del Made in Italy.
«L’ortofrutta che viene venduta nei nostri punti vendita è prevalentemente proveniente da colture italiane. Vogliamo avere dei prodotti d’eccellenza, buoni e gustosi, da portare sulle tavole dei nostri consumatori. A conferma di questo che risulta essere il nostro obiettivo primario, mi piace sottolineare che per me il vero controllo qualità, ispiratore di tutto questo, è mio nipote Giacomo, un bellissimo bambino di 5 anni, che non conosce i vari competitor e non sa cosa costi il prodotto. Lui mangia frutta e verdura in abbondanza solamente ad una condizione “che sia buona”. Questa semplice e quasi disarmante metafora, la dice lunga sul fatto che il settore dovrà, tutto insieme - produzione e Gdo - orientarsi in questa direzione, perché è questo che il consumatore richiede ed è questo che cambieraà il trend negativo di consumi registrato negli ultimi 10 anni». Più volte il gruppo Despar ha utilizzato l’espressione che “il supermercato è il termometro dello stato di benessere famiglie”.
Com’è lo stato di salute della spesa, soprattutto dopo questa crisi dalla quale sembra di non riuscire ad uscire?
«Rispetto a 10 anni fa, in Italia si mangia molta meno frutta e verdura. Probabilmente anche in conseguenza delle riforme messe in atto nel 2016, noi come gruppo siamo in controtendenza e registriamo nei reparti ortofrutta incrementi di acquisto significativi. Questo ci lusinga e gratifica gli sforzi di cambiamento volti a riportare soddisfazione negli acquisti di frutta e verdura. Abbiamo dato un nome a questa mission: “Bontà Ritrovate”».
Ovvero?
«Abbiamo chiesto alla gente che cosa volesse, e la risposta è stata: Che ritornino i sapori di orto e frutteto! In poche parole qualità e bontà. Ci siamo confrontati con i nostri fornitori in tema di “offerta responsabilizzata” ed insieme a loro stiamo cercando di garantire al nostro cliente le sue aspettative. Coinvolgiamo l’intera filiera in questo progetto, anche il coltivatore. Evitiamo la spasmodica rincorsa alla precocità, che in molti casi soddisfa solamente le esigenze di vendita o l’ego degli uffici acquisti, e non il gusto e la bontà della proposta stessa. Abbandoniamo la logica dell’offerta a prezzo senza riferimenti certi e confrontabili. Con la campagna “Bontà Ritrovate, scelte da noi per voi”, Despar ha cambiato condotta per riportare frutta e verdura a un livello di rispetto della qualità. Risultato: il limite sarà che si spenderà il giusto, senza avere meno».
Quindi c’è una grande responsabilità da parte del selezionatore dei prodotti?
«Notevole. Svolge un compito fondamentale. E in questo la crisi è stata maestra».
La crisi è stata maestra? Sembra un paradosso...
«Ovviamente massimo rispetto per chi vive nella difficoltà. Però la crisi ha formato un consumatore più attento che compra meno, ma in modo più mirato e consapevole. Piuttosto che comprare una grossa quantità che rischia di essere buttata, si torna più volte nel punto vendita, acquistando ciò che serve. Questo ha comportato maggiore selezione e quindi maggiore esigenza di qualità». E’ corretto dire che la crisi ha insegnato alle famiglie a fare la spesa? «Assolutamente sì. Consumi più mirati e maggiormente attenzione al benessere. In questo il cambiamento storico ha portato a delle scelte che si ripercuotono nel carrello».
Qualche esempio?
«I bambini non amano molto la frutta con i semi come ad esempio clementine, uva, angurie. Ecco allora che le mamme, che hanno meno tempo per “ripulire” la frutta, facciano altre scelte, comprando sempre più prodotti con queste caratteristiche, quindi la produzione non poteva non andare incontro a tutto questo. Se poi non c‘è tempo per frutta e verdura ecco che le aziende leader del settore si sono rinnovate e hanno messo sul mercato anche frullati, spremute, mousse, portando la stessa qualità di un prodotto fresco spremuto o frullato per essere bevuto, rispettando le stesse caratteristiche di un frutto appena colto. Tutto più pratico e veloce».
Un vantaggio anche per gli adulti attenti alla propria forma fisica.
«Oramai il benessere è un must. Il ritmo della vita è frenetico per tutti, uomini e donne. Ecco allora che la pausa pranzo spesso diventa un modo per fare sport e per mangiare, quindi arrivano i piatti pronti. Numerose verdure già messe insieme nelle più disparate variabili, il condimento già incluso e accanto le posate. Pochi istanti ed il pranzo o la cena sono pronti. Risultato: gli stili di vita hanno determinato e contribuito il cambiamento dei consumi diventando fautori diretti della trasformazione in atto, orientata sempre più a proposte attente al benessere ma che rispecchiano le esigenze di vita di ognuno di noi».
Un cambiamento radicale...
«Non si era mai visto nulla di simile. Tant’è che ora stiamo assistendo a una ripresa, seppure lenta, ma che ben lascia sperare. Nuove scelte hanno portato ad accendere i riflettori su nuovi consumi. Il cittadino è diventato più bravo a scegliere e tiene in mano il timone dell’industria. Condiziona di riflesso la produzione, anche perché è diventato molto più competente in tema di alimentazione».
Più volte ha sottolineato la maggiore consapevolezza da parte del consumatore. In questo c’è anche l’influenza delle trasmissioni televisive incentrate sulla tavola?
«Eccome. Fino a poco tempo fa ad es. le erbe aromatiche note alla massa, erano il basilico, la salvia, il rosmarino e poco altro, oggi, si parla di aneto, dragoncello, maggiorana, timo e di spezie come la curcuma, aromi che solamente qualche anno fa erano meno noti e utilizzati».
Vittoria Maria Passera