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In ospedale più di due mesi per il Covid, dopo un anno la sua storia in un libro

«Viaggio virale» è il nome dell'opera ,che verrà pubblicata a breve, in cui Gabriele Gozzini racconta l'incubo vissuto.

In ospedale più di due mesi per il Covid, dopo un anno la sua storia in un libro
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di Simone Bracchi

Ha trascorso più di due mesi in ospedale. Per venti giorni è stato sedato e intubato, in bilico tra la vita e la morte. Un lungo sonno caratterizzato da sogni e incubi. Ma per Gabriele Gozzini, palazzolese classe 1968, il Covid è stato molto più di un incubo. E’ stata una vera discesa agli inferi. Tuttavia, il padre di famiglia ha avuto la fortuna e la forza, grazie anche al lavoro di medici e infermieri, di resistere e «ora la vita ha un valore diverso. Sono sereno e se anche gli strascichi si fanno sentire, ormai non ci faccio più caso perché sono contento di essere ancora vivo», ha spiegato il palazzolese. Dagli inferi al paradiso, quell’abbraccio con la moglie Yasmin e il figlio Manuel, 12 anni, dopo due mesi di paura e angoscia.

In ospedale più di due mesi per il Covid, dopo un anno la sua storia in un libro

Una storia drammatica che fortunatamente, a differenza di tante altre, ha avuto un lieto fine. Una storia che Gozzini, artigiano titolare di un’attività a Capriolo, ha voluto raccontare in un libro, un «Viaggio virale: diario tra incubi e realtà di una vicenda di Covid», scritto, giorno dopo giorno, esattamente un anno dopo e che a breve verrà pubblicato.
Il palazzolese è entrato in ospedale il 12 marzo del 2020 ed è uscito l’8 maggio.

«Ho iniziato ad avere i sintomi verso la fine di febbraio - ha spiegato l’uomo - Ma sono stato portato in ospedale a Chiari soltanto il 13 marzo, quando la saturazione era scesa a 84. Prima mi hanno messo la mascherina, poi il casco. Ma non è bastato. Il 20 marzo mi hanno intubato e sedato, mi sono svegliato, dopo 20 giorni, l’11 aprile all’ospedale di Varese».

Gozzini ha iniziato a scrivere il suo diario l’1 marzo di quest’anno, aiutandosi con i dettagli contenuti nella sua cartella clinica. Ma non solo, perché una parte del suo diario è dedicata a quei tremendi incubi «raccontati in realtà aumentata» fatti nel periodo «buio» trascorso in Terapia intensiva.

«Una volta sveglio, ho trascorso altri giorni a Varese, ma poi mi hanno spostato in un ospedale a Cuasso al Monte, piccolo Comune situato sul confine svizzero - ha continuato Gozzini - Qui sono rimasto per la riabilitazione fino all’8 maggio: avevo perso 16 chili e non riuscivo nemmeno ad aprire una bottiglietta dell’acqua da solo».

Ma quello è stato anche il momento più bello ed emozionante: «Rivedere e riabbracciare, ma solo una volta arrivati a casa nostra, mia moglie e mio figlio», ha aggiunto Gozzini.
Il libro dovrebbe essere pubblicato a breve. Un lavoro importante, una testimonianza, tra incubi e realtà, per raccontare a tutti quanti cosa è stato il Covid.

«Ovviamente oggi siamo tutti vaccinati e indossiamo sempre la mascherina, anche all’aperto, perché questa esperienza ci ha toccati duramente - ha concluso Gozzini - Non nascondo che quando mi sale la febbre, il mio primo pensiero va a quei giorni terribili. Ma oggi cerco di vedere soprattutto gli aspetti positivi, perché sono ancora qui con la mia famiglia. Oggi la vita ha un significato ancora più intenso per me, sono felice e, nonostante qualche acciacco, vivo ogni giorno alla grande».

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