Impianto Forsu, è sempre muro contro muro
Affollato incontro pubblico con i tecnici. Tentativi di avvicinamento, ma gli attivisti del Comitato ImpattoZero continuano la protesta: mancano risposte
Sull’impianto di trattamento dei rifiuti solidi urbani in programma di costruzione a Carpenedolo si è registrato ancora una volta il muro contro muro tra l’amministrazione comunale e i tecnici incaricati da una parte e gli attivisti di ImpattoZero e alcuni cittadini dall’altra.
Incontro pubblico
L’affollato incontro pubblico organizzato martedì sera presso la sala polivalente dell’oratorio, con diretta streaming e con un numero dedicato per le domande, non ha fugato i dubbi di quanti temono per ricadute sull’ambiente e sulla salute a causa della famigerata struttura. Numerosi gli interventi dei relatori (coordinati dal sindaco Stefano Tramonti) intervenuti su iniziativa dei comuni di Acquafredda e Carpenedolo (dagli studi Cicognetti, Geoplan e Algebra a Te. A. consulting sino allo Studio di avvocati Gsa) per illustrare e chiarire il lungo procedimento che ha condotto dal 2022 a oggi alla predisposizione del progetto, nato grazie a un finanziamento in ambito Pnrr per poco meno di 30 milioni di euro. 37 i comuni che hanno sottoscritto la convenzione a fronte di altri, come Ghedi, Castenedolo e Remedello che hanno preferito soprassedere.
L’intera procedura del bando è stata illustrata dall’ingegner Victoria Pedone: “Il bando comporta la realizzazione dell’impianto entro il 30 giugno 2026, a servizio dei comuni in convenzione della Vallesabbia e della Bassa bresciana Orientale». Nel suo intervento l’ingegner Cinzia Vischioni (Algebra) ha sottolineato che «non sono emersi, tra i numerosi documenti prodotti, criticità particolari nella zona deputata a ospitare l’impianto trattandosi di un’area lontana dai centri abitati». Per l’architetto Giovanni Cicognetti «vi è la presenza della falda prossima alla superficie nei pressi delle Lame. Gli accertamenti e gli approfondimenti svolti ci danno certezza che non sono previsti vincoli paesaggistici: diverso il discorso per quanto concerne l’interesse archeologico essendo stati ritrovati in passato diversi reperti».
Potenzialità e obiettivi
All’ingegner Marco Lacalamita (Te.A.) è spettato il compito di richiamare le potenzialità e gli obiettivi che l’impianto potrà soddisfare come «la produzione di energia, la riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera e ancora le nuove opportunità di lavoro connesse allo stesso. Si otterrà inoltre del biometano riutilizzabile per scopi agricoli e e del compost, stipato in biocelle aerate. Scongiurate le emissioni dai capannoni e garantita l’assenza di odori nonché l’abbattimento delle polveri». Hanno portato contributi di approfondimento anche l’ingegner Carlo Severa, sul tema delle falde, e l’avvocato Mattia Casati, sulla Conferenza dei servizi e sulla disciplina procedurale prevista per le opere del Pnrr. Durante l’incontro è stato ricordata la recente “sospensione” della Conferenza dei servizi a seguito della predisposizione della Via, la valutazione di impatto ambientale. Per l’ingegner Gianluca Magro (Algebra) la presenza di una scuola a 1,5 km dal futuro impianto «è da considerare: per questo chiederò che venga messa in zona una centralina che monitori gli odori. Siamo d’accordo che il territorio bresciano abbia avuto più Aia (autorizzazione integrata ambientale) dell’intera regione Umbria e che dunque siamo in presenza di un cocktail di inquinanti tuttavia è preferibile una gestione pubblica dell’impianto a una privata che avrebbe altre priorità».
Sempre Magro ha puntato l’attenzione sulla necessità di una «misurazione vera degli inquinanti anche se la struttura toglierà sicuramente materiale alle discariche dove invece il rischio di percolazione è costante. Sarà poi necessario un pianto di monitoraggio: rischi per la falda? Ci sono, ma decisamente bassi e tollerabili. Sono dell’idea poi di garantire uno studio di impatto sanitario. Ci sarà piena e massima disponibilità verso la comunità». A chiusura dell’incontro Tramonti, rispondendo a uno dei cittadini in sala, ha asserito che «se oggi ci fosse l’evidenza dell’1% che questo impianto faccia più male dello status quo e dunque il nostro ambiente peggiorasse questo stesso impianto non verrebbe autorizzato».
ImpattoZero
Decisa l’opposizione da parte di ImpattoZero che ha distribuito ai presenti volantini di protesta: «Siamo contrari a quest’opera perché in Lombardia esiste già impiantistica più che sufficiente per trattare i rifiuti che arrivano anche da altre regioni. Perché allora consumare suolo agricolo con falda tra uno e tre metri di profondità e peggiorare ulteriormente la qualità dell’aria già pessima? Inoltre – hanno dichiarato gli attivisti – la struttura non è gratis: i fondi Pnrr vengono dalle nostre tasse e dovremo restituirne il 75% con gli interessi. Spendiamoli in interventi necessari e migliorativi per la nostra salute. Perché farlo e perché proprio lì, con tutte le aree e i capannoni dismessi in provincia?».