Il camposanto di Montichiari, uno dei più grandi del bresciano, iniziò a popolarsi nel gennaio 1811: si dovette attendere però oltre un secolo per la realizzazione dell’imponente Viale delle Rimembranze, là dove riposano i caduti delle due guerre mondiali del Novecento.
La solenne inaugurazione del 1925
Era il settembre del 1925, giusto un secolo fa, e nell’allora paese monteclarense giunsero per quell’avvenimento figure di primo piano della politica del tempo a partire da Augusto Turati, bresciano, parlamentare e segretario provinciale del Partito Nazionale Fascista del quale sarebbe divenuto numero uno a livello nazionale l’anno successivo, e di Alfredo Giarratana, anch’egli onorevole, giornalista e tra il 1927 e il 1941 direttore dell’Azienda Municipalizzata di Brescia.
«Alla presenza degli on. Turati e Giarratana, domenica Montichiari, con un concorso numeroso di cittadini, associazioni patriottiche e dei fasci della terza zona – recitava pomposamente il giornale Il Popolo di Brescia, la cui edizione è stata rinvenuta recentemente dal ricercatore Daris Baratti – ha inaugurato il Viale della Rimembranza, dedicato ai suoi 142 eroici caduti».
Stante l’importanza dell’avvenimento, che cade nella data del 20 settembre, venne dato ordine affinché tutti gli edifici pubblici e privati fossero imbandierati dando così alla cerimonia un carattere ancora più solenne.
Il corteo, i discorsi e il valore della memoria
Un lungo corteo mosse da Piazza Trento (l’attuale Piazza Treccani) attraverso le vie del paese per giungere al cimitero: ad aprire il folto schieramento di partecipanti gli alunni delle scuole, il corpo musicale, i Combattenti e i Mutilati di guerra di Montichiari e ancora i Reduci delle Patrie Battaglie, svariati segretari politici e naturalmente il sindaco cittadino, Ugo Baratozzi, che l’anno successivo assunse il ruolo di primo Podestà locale, il direttore didattico Girelli, il pretore e molte figure di rappresentanti dei gruppi degli enti del territorio. A guidare il corteo uno dei personaggi più attivi sulla scena politica e associazionistica del tempo, Mario Baratti, nella sua veste di presidente dei Mutilati e Combattenti. Sul Viale delle Rimembranze non mancò la voce di Turati:
“I soldati periti, morendo – disse – ebbero il conforto solamente di cadere per la salvezza della libertà e per la grandezza della patria”. Scroscianti applausi giunsero poi all’indirizzo del direttore didattico, costretto più volte a interrompere il proprio discorso, dedicato tra l’altro al “rispetto delle piante alle quali è legata la memoria degli eroi che oggi possono dormire in pace”.
Un’altra epoca, certamente, ma dalla quale è giunta sino a noi l’attenzione per il ricordo dei defunti e soprattutto di quanti, in giovane età, perirono per quella che Benedetto XV ebbe a definire “l’inutile strage”, il cui bilancio venne ulteriormente reso più drammatico con il secondo conflitto mondiale.