Il sogno di Celeste, giovane promessa del basket

Il sogno di Celeste, giovane promessa del basket
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«Ho iniziato a giocare tardi rispetto alla norma, avevo 13 anni, grazie ad una persona che ora non c'è più e gioco sempre anche per lei» è con queste parole che la giovanissima asolana Celeste Maffezzoni inizia a raccontare come si è avvicinata al basket, lo sport che più ama e che pratica dall’adolescenza.

La persona che cita è una di quelle donne forti e coraggiose che mancano ancora oggi non solo ad Asola, ma anche in tutto il circondario, la professoressa Maria Luisa Cocco, venuta a mancare nel 2012.

«Ho sempre partecipato ai giochi sportivi con la scuola e dopo una partita di basket la prof. Cocco mi ha consigliato di andare a provare nella sua vecchia squadra a Canneto. «Da lì è iniziato tutto - continua la ragazza che sta studiando Sistemi Informatici Aziendali all’Istituto d’Istruzione Superiore Giovanni Falcone - All’inizio ero quella più scarsa e non sapevo fare nulla. Ho continuato comunque a lavorare individualmente e poco dopo iniziavo già a notare dei miglioramenti. Poco dopo però, la professoressa Cocco è venuta a mancare e c’è stato un periodo buio, avevo paura a fare tutto. Solamente dopo alcuni mesi mi sono resa conto che non era ciò che lei voleva che io facessi. Allora ogni volta che entravo in campo, durante gli allenamenti o nelle partite, mettevo sempre un po’ dell'amore che lei mi ha sempre trasmesso. Grazie alla mia professoressa ora sono arrivata qua, ho ancora molto lavoro da fare, ma so che posso crescere tanto e posso raggiungere i miei obbiettivi. Ora il basket è essenziale per me, non saprei vivere senza la palla a spicchi».

Attualmente Celeste è una delle ragazze che giocano nel Brixia Basket con sede a Brescia. «Dal Club Basket Canneto, categoria under 18, sono arrivata al Brixia in serie B l’anno scorso con la consapevolezza di fare un anno di "prova" per imparare dalle altre compagne di squadra. Ma l'allenatore mi ha dato subito molta fiducia e ho cercato di dimostrargli fin dal principio che gli avrei dato tutto quello che avevo - prosegue - In questa stagione ho incontrato giocatrici molto forti, alcune delle quali hanno giocato anche in A1, ma che mi hanno fatto crescere tanto. Il passaggio di categoria è stato tosto. Mi sono resa conto fin da subito che gli allenamenti erano tutt'altra cosa. Viaggiavo in treno, circa un ora di viaggio, e con la scuola non è stato sicuramente facile, però ce l'ho fatta».

«Devo ringraziare soprattutto i miei genitori che hanno fatto un sacco di sacrifici per me. - puntualizza - ci alleniamo tre o quattro giorni a settimana, più la partita. Per stare al passo con tutto studiavo ogni giorno, e in treno prima di allenarmi, così sono riuscita a non portarmi dei debiti e a passare il quarto anno in tranquillità». «Dopo la maturità - conclude Celeste - mi piacerebbe andare negli Stati Uniti a fare l'università e continuare a giocare a pallacanestro per incontrare giocatrici ancora più forti e, di conseguenza, crescere. Credo molto in me stessa e penso di potercela fare, ma dipenderà da molte altre cose. Se il progetto America non va in porto, punterò su Medicina. Il basket so che sarà una parte fondamentale quindi in base alla squadra dove sarò cercherò un’università nelle vicinanze o viceversa».


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