Il ricordo di Remo Borgonovi, l’eclettico inventore
Un castenedolese di indomita volontà e sorprendente capacità di inventiva e manualità è il protagonista di questa sua storia biografica raccontata e testimoniata dalla sua famiglia. Oltre al lavoro in cui si sentiva realizzato, Remo Borgonovi riempiva il suo tempo in modo sano con studi e progetti che lo appagavano.
Un marito, un padre, un datore di lavoro, ma anche un autodidatta, perché la sua base scolastica costruita in una scuola professionale di meccanica, non gli bastava per saziare la sua curiosità. La passione della sperimentazione e della continua ricerca lo spinse fino ai monti Lessini per trovare la selce migliore per poter realizzare le punte delle frecce che usavano gli uomini primitivi.
Il signor Borgonovi aveva iniziato a lavorare nel campo della meccanica, ma la sua tenacia lo ha portato a costituire una società tutta sua acquisendo così tecniche imprenditoriali. La sua caparbietà nella sperimentazione e nella verifica di quanto studiava assorbiva tutto il suo tempo libero, soprattutto le lunghe notti. Motociclista e soprattutto esperto di riparazione, la sua collezione di ciclomotori degli anni ’50 e ’70 era invidiabile. A questa sua passione si è aggiunta la realizzazione di modelli di barche a vela anche telecomandate via radio.
Proprio i suoi modelli, partecipando a numerose regate si classificarono, dal 1969 al 1972, sul podio. Dai modelli a imbarcazioni vere il passo fu breve, coltivando così la sua passione per la vela costruendo nel 1974 per il figlio Piero, che cominciava la scuola di vela, un Optimist (scafo dotato di una sola vela). Ma la storia lo ricorda soprattutto dal 1999 al 2000 quando con colpi di ascia, sudore e determinazione scolpì un tronco di abete bianco, plasmando una canoa primitiva, prendendo spunto da un ritrovamento nei fondali del «suo» lago estivo.