Il raduno dei Giuseppe

Il raduno dei Giuseppe
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«Ehi, ciao Bepi!». Si sono girati tutti e abbiamo capito di essere nel posto giusto. Omonimi di tutto il mondo, sentite qui: ogni 19 marzo a Costermano si radunano quelli che si chiamano Giuseppe. L’associazione si chiama «I Bepi», ovvio. E uno dei portavoce è Gek Pinamonte, 70 anni classe ‘47. Organizzano un pranzo in un ristorante del posto in cui discutere di tutto, ma senza chiamarsi se non strettamente necessario.

E se proprio devi, usa il soprannome. «Il mio è Gek, poi c’è Beppe, Bepi, Beppino e... Va be’, circa sono questi». La simpatia e gli occhi azzurri di Giuseppe hanno la stessa semplicità dell’iniziativa, che va avanti da 50 anni. Perché Gek? C’era un telefilm quando ero giovane, 60 anni fa, e le ragazze mi avevano chiamato come uno dei protagonisti», spiega mentre guarda il nipotino giocare. «Lui però si chiama Gabriele», sorride.
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«Il 19 marzo è San Giuseppe e l’allora dottore del paese, Giuseppe Sandri, ideò questa iniziativa. Si parla di tutto: lavoro, figli, del comitato per la comunità costermanese, del volontariato, del tamburello. Di tutto, insomma. E’ un modo per ritrovarsi e stare insieme tra i “Giuseppe” del paese e delle contrade».

Dopo Giuseppe Ferri, morto a 90 anni due anni fa, la festa «dei Bepi» è organizzata da Gek e da Giuseppe Berti. «Ci dividiamo il territorio e chiamiamo. Quasi tutti accettano di partecipare. Ma purtroppo siamo sempre meno. Due, tre anni fa eravamo anche in 35, ma all’ultima il numero era sceso a 23. Purtroppo il nostro nome è sempre meno usato, i bambini di oggi hanno nomi più particolari, sempre più stranieri e ricercati. Peccato, perché Giuseppe è così bello... Va be’, qui siamo di parte», prosegue Gek, che per 40 anni ha lavorato come camionista.

«C’è anche una donna nel gruppo: Giuseppina. Ognuno paga il suo quando ci troviamo, ma a lei offriamo volentieri. Ce ne sarebbe un’altra, ma non ha mai voluto partecipare, peccato. Il più giovane del gruppo? Ha 45 anni circa. Vi dirò anche questa: abbiamo invitato il vescovo Zenti, ma non è riuscito a liberarsi. Ci ha detto che si tiene libero per il prossimo anno. Il parroco però ha partecipato, anche se non si chiama Giuseppe. Va bene così, ma solo per lui. Perché chiunque altro voglia unirsi deve venire documento alla mano. Controlliamo noi all’ingresso. Va bene anche sfruttare il secondo nome, ma a patto che sia su documento». Perché divertirsi è una cosa seria.


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