Cologne

Il racconto di un no vax pentito: "Ho visto la morte negli occhi"

Pensava di aver preso un’influenza invece è finito in ospedale col casco. E' la storia di Raffaello Rossi, artista 67enne di Cologne. Non sono mancati i ringraziamenti ai medici dell'Asst Franciacorta.

Il racconto di un no vax pentito: "Ho visto la morte negli occhi"
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di Chiara Balducchi

"E’ venuta la morte e mi ha guardato negli occhi. Sono stato salvato sulla trincea della vita". Con queste parole, che rispecchiano in pieno la sua personalità, l’artista di Cologne Raffaello Marco Rossi ha parlato della sua esperienza con il Covid-19.

Il racconto di un no vax pentito

Lui, 67enne che ha sempre trattato il suo corpo come un tempio, praticando attività fisica, mangiando vegetariano e senza toccare una sigaretta, pensava che, come successo ad altri, nel caso avesse contratto (al congiuntivo trapassato, perché pensava che l’ipotesi fosse remota, data la vita schiva e lontana dai contatti sociali) il virus, tutto si sarebbe risolto come con una comune influenza. Invece è finito in ospedale con il caso Cpap, rischiando l’intubazione e guardando la morte portarsi via il vicino di letto.

Vorrei convincere chi è restio a essere più fiducioso, perché non si scherza, e poi questo pesa anche sulla struttura sanitaria e sociale. Spero che il mio vissuto possa aiutare gli altri e vorrei riconoscere il merito di chi si impegna quotidianamente rischiando la propria vita per salvare la nostra. Ho creduto che il mio stile di vita da sportivo, salutista, non fumatore e non frequentatore di ambienti affollati mi risparmiasse dal contagio, o che perlomeno il virus mi colpisse in modo lieve come tanti hanno sopportato, evitando momentaneamente le vaccinazioni. Ma ho avuto la prova che non funziona così e che ho rischiato di compromettere la mia vita e la salute di chi mi era stato vicino, così come l’ignaro “contagiatore” ha fatto con me, mettendo ulteriormente sotto stress il sistema sanitario, che zelantemente mi ha curato.

Rossi, non vaccinato, il 30 dicembre ha cominciato ad accusare sintomi influenzali e percezioni febbrili. Doveva trascorrere l’ultimo dell’anno in famiglia, ma ha subito annullato i festeggiamenti e si è autoisolato in casa.

Il lunedì mi sono recato in farmacia per fare un tampone ed è risultato subito positivo. A questo punto sono rientrato a casa. Per giorni ho avuto sbalzi di febbre con la temperatura che passava da 37 a 39 gradi. Domenica 9 ho cominciato ad avere difficoltà respiratorie e sudori freddi pur non avendo più la febbre: ho chiamato il numero unico della guardia medica 116.117 e come mi hanno sentito parlare mi hanno detto che mi avrebbero mandato subito l'ambulanza.

L'aggravarsi della situazione

I medici già al telefono hanno capito che il 67enne non stava respirando correttamente. I volontari dell’ambulanza dopo i primi controlli lo hanno portato in ospedale a Chiari e al Pronto soccorso Rossi è stato sottoposto agli accertamenti di rito. Eseguita una radiografia al torace, la diagnosi è stata di insufficienza respiratoria ipossiemica secondaria a polmonite interstiziale da Sars-CoV-2.

Sono stati tutti molto bravi, zelanti e attenti. Mi hanno portato in reparto e mi hanno messo subito il casco Cpap perché ero in deficit respiratorio. Con quello la situazione è subito migliorata e l’ho tenuto per cinque giorni. Senza non so se ce l’avrei fatta.

Le sue condizioni sono migliorate progressivamente, tanto è vero che venerdì 14 è passato alla maschera di Venturi e alle canule nasali per l’ossigenoterapia.

La mancata vaccinazione e l'appello

Raffaello Rossi non è vaccinato. Era convinto che il suo stile di vita sano e la sua buona salute, insieme all’allontanamento dalla vita sociale e a una buona dose di controlli periodici con tamponi nasofaringei lo avrebbero risparmiato dal contrarre il Covid. Così non è stato.

Ero convinto che al massimo avrei preso un’influenza, come tanti che ho conosciuto. Ma ho sottovalutato la forza del virus e le sue capacità di adattamento e di modifica. Ora per cinque mesi avrò il super green pass, ma allo scadere di questo periodo andrò a vaccinarmi: non si pensi che guariti dal contagio senza vaccino si diventi immuni per il resto della vita. Mentre ero in ospedale ho visto la morte: mi ha guardato negli occhi, ma mi ha dato un’altra opportunità e di notte ha preso il mio vicino di letto, proseguendo nel suo inarrestabile percorso lasciandomi il compito di fare questo mio accorato appello, che spero possa convincere chi avesse ancora dei dubbi nei confronti della vaccinazione. Non voglio più rischiare la mia vita, perché ho capito cosa vuol dire morire di Covid, l’ho toccato con mano e con i polmoni, l'ho visto in parte a me, mentre io sono stato risparmiato. Non è intelligente rifiutare i vaccini: li abbiamo sempre fatti, abbiamo sempre preso farmaci. Io ero anni che non prendevo nemmeno una Tachipirina, ma basandomi su questo stile di vita ho sottovalutato la realtà.

I ringraziamenti all'ospedale

Quando il colognese è arrivato al Pronto soccorso di Chiari gli è stato riferito che, se avesse aspettato ancora qualche ora a chiamare i soccorsi, avrebbe seriamente rischiato di finire intubato per giorni, con tutte le conseguenze del caso.  Per l’impegno, la perseveranza e il coraggio che ogni giorno medici, infermieri, personale sanitario, operatori e volontari mettono nel compiere il loro lavoro, Raffaello Marco Rossi ha voluto ringraziarli in prima persona raccontando la sua esperienza, "affinché altri possano prenderla come esempio e sappiano a cosa vanno incontro".

A seguito dell’esperienza di ricovero e degenza a causa di infezione da Sars-CoV-2 riscontrata il 30 dicembre, sono a porgere encomio e ringraziamento al reparto  di Medicina 5 di Chiari, dove lo staff medico del dottor Ronchi, della dottoressa Marino e colleghi,  lo zelante infermiere Palumbo,  le instancabili infermiere  e il personale dei servizi con professionalità, abnegazione e forza d’animo mi hanno riportato  alle funzioni stabili e vitali iniziali.  Esorto chi legge a seguire  le indicazioni per la prevenzione dettate dal Sistema sanitario nazionale e a porre fiducia in coloro che con sacrificio salvano quotidianamente le nostre vite.

Raffaello Marco Rossi

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