«Il Papa ha benedetto la mia bandiera: ho mollato tutto e sono partito»
A tutti noi è stato detto che camminare fa bene. Ma quando i quindici minuti giornalieri si trasformano in quattordici anni? Pazzia? Può darsi, ma è sempre e comunque qualcosa che ti spinge a fare certe azioni, una passione o una missione.
Martino Schatka, polacco di origine, precisamente di Dobrodzien, è soprattutto un cittadino d’Europa, classe 1971, zaino in spalla, sguardo sereno e curioso, sorriso contagioso e voglia di condividere con gli altri la sua esperienza, per niente intimorito dal giudizio altrui. Nonostante sappia parlare polacco, spagnolo, tedesco, portoghese inglese, la lingua italiana rimane ancora un po’ difficile da imparare. Tutte lingue imparate vivendo per strada a contatto con le persone e quando le gambe sono troppo stanche, un passaggio in autostop non lo si rifiuta.
Con poche monete in tasca e come lui stesso confida ridendo: «L’unica cosa che pago è il tabacco, un vizio a cui non so rinunciare» tutto il resto gli viene offerto, da un pranzo veloce ad una pinta di birra, ripagando il tutto con il suo modo umile e non invadente. Lo dimostra un quaderno che porta con sé dove ci sono timbri, firme e date che testimoniano le sue tappe in bar o locande. La sua casa che ha lasciato, gli permette di potersi permettere ogni tanto una camera di un ostello o un bagno caldo, grazie al modico affitto che riceve.
Un diario che Martino custodisce con gelosia. Appena entrato nel «Caffè degli Artisti» e nel momento stesso in cui ha chiesto la strada per recarsi a Venezia a piedi, l’attenzione di coloro che facevano colazione è stata risvegliata, guardando attoniti il pellegrino. È lo stesso Maurizio, uno dei titolari del locale, a raccontarlo: «La prima domanda spontanea che mi è venuta in mente è stata appunto, perché? Cosa lo ha spinto a intraprendere questo lungo viaggio?» La risposta di Martino è stata semplice, come la sua personalità: «La fede in Cristo, io sono cristiano, ma non cattolico - ha specificato - non condivido tutte le ricchezze che la chiesa possiede, ma credo in Dio». Infatti lo sguardo cade sia sul rosario che porta al polso sia sulla bandiera che copre il suo zaino come una corazza. «Questa bandiera ha un valore inestimabile, perché mi ha spinto a mollare tutto e continuare la missione che quattordici anni fa, un signore ottantenne, suonando alla mia porta per avere un caffè, mi ha regalato, passando a me quello che lui aveva iniziato cinque anni prima. La stessa bandiera gli era stata regalata e benedetta dal Papa Giovanni Paolo II.
Da quel giorno ho mollato tutto, mia madre, i miei fratelli il mio lavoro da elettricista e sono partito». Ha percorso il Cammino di Santiago di Compostela per ben quattro volte passando più volte da Fatima e Lourdes, rivivendo gli stessi luoghi con emozioni diverse. Non solo grandi cattedrali e luoghi di culto di fama internazionale ma anche le piccole chiese comuni che incontra nel suo percorso. Infatti non fa in tempo a finire di raccontare che estrae dal suo zaino un’altra raccolta di timbri di luoghi sacri che ha avuto modo di visitare spinto dalla fede e non mancano quelli italiani, dal Vaticano ad Assisi e piccole parrocchie.
Tra un anno vuole tornare a casa, arrivare al quindicesimo anno e perché no, ambire anche a un «Guinness dei primati» in fede.
Daniela Bianchi