Il Mit blocca la Tav, Pizzarotti "chiederemo i danni"

Bloccati da sette mesi i lavori del primo lotto Brescia Est-Verona, della Tav, per l'esproprio dei terreni manca l'autorizzazione di Rfi

Il Mit blocca la Tav, Pizzarotti "chiederemo i danni"
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"Espropri mai approvati, siamo in ritardo di sette mesi e i costi salgono", dicono i soci Cepav, ma Toninelli risponde: «L'opera si farà, efficiente e sostenibile»

Il piano iniziale

Il primo lotto costruttivo della Brescia Verona, pari a 1.892 milioni di euro di costo totale, di cui 1.645 milioni di contratto tra Rfi e Cepav Due, firmato il 6 giugno scorso, è in ritardo di sette mesi sulla tabella di marcia. Nel settembre scorso Rfi avrebbe infatti dovuto approvare, come previsto, il piano degli espropri, ma così non è stato. Non è stato ancora possibile quindi per le imprese di accedere alle aree per avviare le lavorazioni preliminari, ovvero: allestimento dei cantieri, bonifica da ordigni bellici, indagini archeologiche, monitoraggi ambientali, spostamento dei pubblici servizi interferenti. Nel frattempo però il progetto esecutivo sarà pronto tra aprile e maggio, in base al cronoprogramma contrattuale, ma i lavori non potranno partire subito. Tuttavia, se è vero che il contratto da 1,65 milioni di euro è stato firmato con RFI nel giugno scorso e che i decreti d’esproprio sono in ritardo, è anche vero che con un decreto il governo potrebbe azzerare la concessione in attesa di riassegnare i lavori attraverso una gara d’appalto, obbligatoria secondo le norme dell’Unione Europea.

La giustificazione del blocco del Mit

A bloccare la Tav, non sarebbe però Rfi, ma il Mit. In seguito all'analisi costi-benefici, "praticamente pronta e che non ha causato un giorno di interruzione" come ha spiegato il Ministro Toninelli, è stata infatti avviata una project review dell'opera. L'obiettivo: ridurne i costi e l’impatto ambientale, consentire il transito di tutti i tipi di treni alla velocità massima di 240 km/h, e creare una stazione sul lago di Garda, un’area dove è alta la domanda di trasporto pubblico che però il progetto attuale non intercetterebbe, passando invece tra i vigneti del Lugana. In questa situazione per Rfi non è possibile concedere il via libera a procedere,  perché una modifica anche marginale al tracciato cambia le aree di sedime interessate, e comunque comporterebbe una modifica al progetto, che richiederà tempo per essere fatta. "Ciò che si vuole evitare è di ripetere l’errore della Treviglio-Brescia, su cui, sommando linea normale e alta velocità, oggi transitano solo 280 treni al giorno. - Ha spiegato Dario Balotta, Presidente Onlit (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti) - Per sviluppare e migliorare il disastrato trasporto pendolari e quello merci servirebbe una capacità doppia, 450 treni al giorno: un livello raggiungibile solo con quattro binari intercambiabili (linea lenta e veloce, ma non alta velocità). Solo così l’utilità della nuova ferrovia sarebbe assicurata".

Le proteste dei soci

A manifestare a gran voce i disagi causati dal ritardo sono i soci del gruppo Cepav Due, in particolare Corrado Bianchi, amministratore delegato di Pizzarotti Spa, socio al 27,27% di Cepav Due. "Dopo la firma del contratto da parte di Cepav Due, il 6 giugno scorso, avvenuta a valle di un lungo iter approvativo del Progetto, quindi efficace dai primi di luglio. Ha cominciato a decorrere il termine contrattuale di 82 mesi per realizzare l'opera". "Dopodiché – prosegue Bianchi - la prima cosa da fare era accedere alle aree, per potere realizzare le attività preliminari in parallelo alla progettazione esecutiva dell'opera, che avrebbe impegnato i progettisti di Cepav per alcuni mesi". Cepav Due ha dunque predisposto la documentazione per il piano di occupazioni di urgenza ed espropri, consegnato al committente l'8 agosto. Normalmente il tempo per l'autorizzazione non slitta mai oltre i 30 giorni, ad oggi invece sono passati quasi 8 mesi dall'avvenuta consegna della documentazione. "RFI non ci ha notificato nulla, né ha spiegato il perché della mancata emissione. - spiega - Abbiamo inviato una lettera formale, appena palesato il problema e successivi solleciti, ma non ci hanno risposto. Informalmente però sappiamo che questo stop è dovuto all'analisi costi-benefici in corso al ministero delle Infrastrutture". La progettazione esecutiva nel frattmpo prosegue ed è già completa per più del 50%. "E' nostra intenzione – conclude – rivalerci sul committente sui tempi persi. Abbiamo già formalizzato questa intenzione con una lettera a RFI, nella quale annunciamo la necessità di stipulare un atto aggiuntivo al contratto per definire i maggiori costi e maggiori tempi dovuti a questi ritardi, non dipendenti da noi".

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