Omicidio Bani, dal Ministero non è partita alcuna richiesta
A differenza da quanto diramato dall'Agi, il ministro Bonafede non ha ancora inoltrato nulla alla Tunisia. Prima vuole parlare con la famiglia Bani.
Aggiornamento delle 17.30
Omicidio Bani: dal Ministero della Giustizia non è stata ancora inoltrata alcuna richiesta alla Tunisia. Non sarebbe del tutto corretto, dunque, quanto riportato dall'Agi. Il ministro Alfonso Bonafede, infatti, prima di inoltrare qualsiasi richiesta ha intenzione di contattare la famiglia di Daniela Bani, la giovane palazzolese uccisa dal marito Mootaz Chaanbi, condannato dalla Corte d'Assise d'Appello di Brescia a 30 anni di reclusione. L'uomo da pochi giorni è stato catturato in Tunisia dopo 4 anni di latitanza.
Il ministro dice "no" alla pena capitale
Questo è in sostanza quanto aveva riportato l'Agi oggi. La convenzione bilaterale che regola i rapporti fra Italia e Tunisia non consente l'estradizione ma stabilisce che, in caso di reati riconosciuti da ambedue gli stati, si possa fare domanda per perseguire i cittadini che hanno commesso crimini nell'altro Stato.Il ministro Bonafede, oltre a chiedere il perseguimento penale ha chiesto che non venga applicata la pena capitale: "In caso di condanna, qualora per il reato di omicidio volontario aggravato sia previsto nell'ordinamento giuridico tunisino la pena capitale, tale pena non venga applicata ovvero sia oggetto di commutazione in una pena detentiva". Ma come sottolineato la richiesta non è stata inoltrata, è tutto fermo sul tavolo del Ministero.
L'omicidio
L'assassinio di Daniela Bani è avvenuto il 22 settembre 2014 a Palazzolo sull'Oglio, fin da subito Chaanbi Mootaz è fuggito in Tunisia dove è stato catturato solo pochi giorni fa, il primo febbraio.
Chaanbi Mootaz è già stato giudicato colpevole in Appello per l'omicidio della moglie e condannato a 30 anni di carcere.