A ispirarlo è stato lo zio, carabiniere, e i racconti che portava con sé ogni volta che tornava a Trapani. La compostezza, la stima e il decoro che trasudavano da quella divisa sono stati una calamita per un ragazzo che, già a 13 anni, aveva deciso la sua strada. «Vorrei essere come te», diceva Giuseppe Protasi, 60 anni, maresciallo dei carabinieri ed ex vice comandante della stazione di Castrezzato, che sabato ha appeso distintivo e pistola d’ordinanza al chiodo dopo 40 anni di onorato servizio nell’Arma. Anni di impegno disinteressato, di soddisfazioni e di encomi che si lascia alle spalle, ma certo non dimentica.
Il maresciallo Protasi va in pensione: 40 anni nell’Arma al servizio della gente
Di origini siciliane, Protasi ha trasformato il sogno di adolescente – quello di mettersi «tra i cattivi e le persone perbene» – nella missione di una vita. Dopo un anno in Marina ha frequentato il corso per diventare carabiniere a Benevento e successivamente quello da paracadutista. Ma il suo vero obiettivo era un altro: «Volevo stare in mezzo alla gente, essere un carabiniere di prossimità». La sua prima esperienza nell’Arma territoriale è stata alla stazione di Pandino, al confine tra il Cremasco e il Milanese, un territorio complesso per varietà e natura dei reati. Un banco di prova, un’esperienza «che mi ha costruito come carabiniere e come persona», ricorda. Poi il trasferimento a Chiari e l’attività nel Nucleo Operativo, seguito da un decennio nella Radiomobile di Verolanuova come capo equipaggio, e il ritorno a Chiari in forza alla stazione locale come brigadiere dal 2011 al 2019; infine l’arrivo a Castrezzato, dopo il corso da maresciallo, per ricoprire il ruolo di vice comandante. Gli ultimi sei anni di lavoro intenso, tra cui spicca una complessa operazione che ha portato alla cattura degli autori della rapina alla gioielleria Delera di Castelcovati.
Poche righe per condensare una carriera che meriterebbe un libro, costellata da rapine sventate, furti, arresti e un lavoro costante e meticoloso per rafforzare la sicurezza sul territorio, smantellando lo spaccio per togliere la droga dalle strade. Operazioni di rilievo, due delle quali gli sono valse altrettanti encomi: l’arresto di un rapinatore che, all’epoca della Radiomobile, aveva assaltato una farmacia e sequestrato la titolare usandola come ostaggio per un colpo in banca, e la risoluzione del caso dello stupro di gruppo subito nel 2016 da una ragazza a Chiari, in cui l’intuizione di Protasi fu determinante per rintracciare i tre responsabili.
Ai futuri carabinieri? «Abbiate fiducia, usate la testa e agite con il cuore»
Ed è proprio l’intuizione, insieme al coraggio, alla pazienza e al cuore, il consiglio che il maresciallo lascia ai giovani che entrano nell’Arma, un corpo che negli anni si è evoluto di pari passo con la criminalità, diventando più tecnologico e moderno. «Ma alla fine non c’è strumento più utile della propria capacità: abbiate fiducia, usate la testa e agite con il cuore – è il consiglio – Questa è una missione: bisogna avere voglia di esserci quando serve».
Sposato e padre di tre figli, residente a Orzinuovi e impegnato anche nel mondo del calcio come allenatore del settore giovanile, sabato ha indossato la divisa per l’ultima volta. A salutarlo, fuori dalle caserme di Chiari e Castrezzato, i colleghi con cui ha condiviso non solo un mestiere, ma una vocazione: quella di un carabiniere che ha scelto di stare sempre dalla parte della gente, come lo zio (ma, tra gli esempi, immancabile è il generale Dalla Chiesa) che tanti anni fa gli aveva mostrato la via. Un saluto carico di commozione e anche di speranza nelle nuove generazioni, come quella di Marco Maiona, di Coccaglio, che ha dedicato la tesina proprio all’Arma e al maresciallo Protasi, citandolo nei ringraziamenti. I suoi, invece, vanno ai colleghi di Chiari e Castrezzato in particolare, e all’Amministrazione di Castelcovati, per la collaborazione di questi anni. Ora è la fine di un lungo capitolo e con la pensione ora arriva anche la consapevolezza di non essere riusciti ad aiutare tutti, d’altronde è impossibile. Ma ogni grazie ricevuto, (e sono stati tanti) alla fine vale più di un encomio.