Solidarietà

Il gesto di amore dal Friuli per Urago e l'amico che ha sconfitto il Covid

Nel 1976 il falegname Antonio Abbiati e altri uraghesi erano stati a Tarcento per aiutare la popolazione colpita dal terremoto.

Il gesto di amore dal Friuli per Urago e l'amico che ha sconfitto il Covid
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di Simone Bracchi

Un grande esempio di solidarietà dagli amici del Friuli. Un dono alla comunità di Urago e all'amico che ha combattutto contro il Coronavirus.

Il gesto di amore dal Friuli per Urago e l'amico che ha sconfitto il Covid

Gli occhi sono rossi e lucidi a causa delle lacrime e la voce, attutita dalla mascherina, è leggermente rotta dalla commozione. E non solo perché ha vinto la sua battaglia contro questo nemico sconosciuto, "dopo aver visto la morte in faccia", ma anche perché i suoi amici del Friuli, le stesse persone che aiutò nel lontano 1976 dopo il tremendo terremoto, gli hanno fatto un grande regalo, un gesto di vero cuore nei confronti del loro «vecchio» amico Antonio Abbiati, una delle figure più conosciute e stimate in paese: il Comune di Tarcento, in modo particolare la frazione di Coia, ha donato 3.600 euro alla comunità di Urago per affrontare l’emergenza sanitaria che ha toccato pesantemente la provincia. "Dicono che i friulani non dimenticano - ha commentato il primo cittadino di Urago, Gianluigi Brugali, visibilmente commosso da questo gesto - Sicuramente ora saremo noi uraghesi che non ci scorderemo mai di questa enorme donazione per la nostra piccola comunità".

La battaglia contro il virus

"E’ stato proprio Gianluigi (il sindaco di Urago, ndr) a capire che qualcosa non andava - ha commentato Abbiati, seduto nel suo ufficio, sul tavolo tante foto scattate negli anni con gli amici del Friuli - Gianluigi ha chiamato il mio medico di base (il dottore Mohamad Cherri, ndr) e poi sono stato ricoverato alla Poliambulanza. Se avessi aspettato ancora un giorno solo, probabilmente non sarei qui a raccontare la mia storia".
A portarlo a Brescia è stato proprio il sindaco, che da anni per motivi di lavoro collabora con Abbiati, falegname classe 1946. "Eravamo verso la metà di marzo e mi sono reso conto che era stanco. Infatti aveva la saturazione dell’ossigeno bassa - ha continuato il sindaco - Già da tempo, per stare vicino ai miei cittadini, mi ero attrezzato e avevo tutto il necessario per trasportarlo. Ovviamente eseguendo le direttive del medico di base, che ha fatto un lavoro eccezionale. Tutti i dottori del paese sono stati straordinari".
Abbiati, dopo essere risultato positivo al Covid, ha trascorso i primi due giorni in tenda e poi è stato quasi due settimane in reparto, ma per fortuna non è finito in Terapia intensiva intubato. "Me la sono vista brutta, ho avuto paura di morire; i primi giorni in ospedale continuavo a piangere - ha aggiunto Abbiati - Ho fatto per 30 anni il becchino in paese e quindi posso dire di conoscere la morte. Ma quello che ho vissuto in quei giorni in ospedale è stato tremendo e spaventoso. Ho visto l’uomo ricoverato nel letto accanto al mio morire: ho chiamato il personale e loro all’inizio non ci credevano perché ha avuto un crollo immediato, ma la febbre era troppo alta e non c’è stato nulla da fare. Ho una certa età ed esperienza di vita, ma una cosa così non l’ho mai vista".

Il dono dal Friuli

E proprio per il loro amico "Tony", così lo chiamano gli abitanti di Tarcento, hanno fatto questa donazione.
«Il denaro è stato messo su un conto corrente del Comune da poco aperto - ha spiegato il sindaco, che alcuni fa quando era presidente dell’Avis aveva stretto un gemellaggio con gli avisini del Comune friulano - Hanno detto che era poco, ma per noi è un gesto immenso e non ci scorderemo mai. Fortunatamente in queste settimane abbiamo ricevuto da imprese, associazioni e cittadini ogni tipo di genere. E in collaborazione con la Caritas di Urago abbiamo distribuito i generi alimentari a chi ne aveva bisogno. Ma questa donazione per noi è qualcosa di speciale, il segno di un rapporto di vera amicizia".

Il terremoto dl 1976

Tarcento fu colpito nel maggio del 1976. Uno dei sismi più devastanti di sempre, dove morirono centinaia di persone nelle zone interessate. In migliaia rimasero senza un tetto sulla testa. "E’ stato frate Sebastiano di Rovato, ma originario di Udine, a metterci in contatto con il parroco del posto - ha ricordato Abbiati, che è stato tra le altre cose il fondatore de Gli Amici della Capanna e per anni presidente dei cacciatori locali - Ricordo ancora la disperazione di chi aveva perso tutto. Il dolore. Ma anche la paura, quando sentivamo la terra tremare. Per mesi, ogni weekend dopo una settimana di duro lavoro, partivamo per il Friuli: io ho guidato un gruppo composto da una decina di volontari uraghesi. Abbiamo svolto diversi lavori per aiutare la popolazione, in modo particolare abbiamo contribuito a realizzare le cose più importanti".
Ma questa amicizia è continuata negli anni e per questo suo aiuto Abbiati è diventato cittadino onorario. E di questo ne è molto orgoglioso. "Sicuramente quando sarà possibile torneremo dai nostri amici - ha concluso il sindaco, che in questi giorni ha ricevuto anche la chiamata del primo cittadino del Comune friulano, Mauro Steccati - Ora la nostra amicizia è ancora più forte".

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