Il dramma dei morti senza un addio

I necrofori in queste settimane stanno operando in prima linea, anche se la loro categoria sovente viene dimenticata nei ringraziamenti pubblici. Eppure, sono loro spesso l’unico anello di collegamento tra una famiglia in quarantena e il loro caro defunto. Le parole del titolare di un'agenzia di pompe funebri della Franciacorta fanno capire tutta la drammaticità della situazione, sia per gli operatori del settore che per le persone che perdono un loro caro senza potergli nemmeno dire addio.

Il dramma dei morti senza un addio

Senza una veglia di preghiera, senza un funerale, senza il conforto di un abbraccio, tocca spesso ai necrofori dare alle persone che perdono qualcuno un po’ di conforto. "Non c’è differenza tra chi muore di Coronavirus e chi per altre patologie. Nella sala del commiato possono venire a fare visita, uno alla volta, ma le bare sono chiuse. I parenti in quarantena ci chiedono di fare una ripresa col telefono della benedizione al cimitero: non possono nemmeno dare l’ultimo saluto. La cosa più difficile è fare capire loro che la bara deve essere chiusa subito, che non si può nemmeno vestire il loro caro. Molti non riescono a comprenderlo, vanno nel panico", ha raccontato il titolare di un'agenzia di pompe funebri della Franciacorta, sfinito dopo una giornata interminabile e con la voce rotta dall'emozione.

Un settore a rischio

Anche le pompe funebri, come i medici, i soccorritori, le forze dell'ordine e molte altre categorie professionali, operano in prima linea. "Le mascherine e i dispositivi di protezione scarseggiano, abbiamo quel poco che tenevamo in magazzino. I nostri fornitori non ne hanno più, si fa una fatica incredibile a trovarli. Due miei colleghi di un’agenzia di Bergamo sono morti, due sono in terapia intensiva, un altro mi ha detto che ha deciso di chiudere, perché non ce la fa più", ha aggiunto. L'intervista completa su Chiari week, acquistabile anche online a un prezzo speciale

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