Brescia

Il Coordinamento dei Circoli di Legambiente della provincia di Brescia prende posizione sui templi crematori

A Regione Lombardia si chiede di bloccare ogni scelta sulla base dei criteri fissati dal bando e di ripartire con il piede giusto

Il Coordinamento dei Circoli di Legambiente della provincia di Brescia prende posizione sui templi crematori
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La pandemia ha purtroppo evidenziato la carenza di templi crematori in Lombardia. Con un incremento costante negli ultimi anni si è giunti al 50% delle persone che optano a fine vita per la cremazione anziché per la sepoltura tradizionale.

Approccio di Regione Lombardia errato per varie ragioni

“Con dgr 30/06/2020 n. XI/3322 la Regione Lombardia ha emesso un bando per la creazione di nuovi impianti di cremazione. Se da un lato l’iniziativa è meritoria e perfino tardiva – si legge nel comunicato dei Circoli bresciani di Legambiente - riteniamo che l’approccio della Regione sia per varie ragioni errato. La cremazione infatti non può essere considerata alla stregua della realizzazione di un impianto qualsiasi, collocabile ovunque vi sia un proponente (in questo caso un Comune spinto da qualche società privata), ma deve essere considerato un servizio e come tale la Regione e le Province avrebbero dovuto predisporre un Piano con regole ben precise sia per la localizzazione che per la realizzazione, la gestione ed i controlli da effettuare sull’impianto. Alcune province lombarde sono completamente prive di templi crematori, altre, come quella di Brescia, molto estese, hanno ampie zone (Valcamonica, Val Sabbia, lago di Garda) in cui il servizio di cremazione è assente e devono attualmente fruire dell’impianto di Brescia collocato a molte decine di chilometri. Con il citato bando regionale si è assistito all’avanzamento di candidature da parte di 4 Comuni bresciani collocati sul confine ovest con le province di Bergamo e Cremona a distanze inferiori a 30 km dal capoluogo oltre alla realizzazione di una nuova linea, oltre alle due già attive, per il tempio crematorio di Brescia. La localizzazione del tempio di Esine è stata nel frattempo abbandonata per decisione del Comune”.

Cosa chiedono i Circoli Legambiente della provincia di Brescia?

“La Regione oltre ad effettuare in accordo con le Province un piano di localizzazione degli impianti sulla base della copertura del territorio regionale, avrebbe dovuto anche precisare con un proprio Regolamento: a) le fasce di rispetto da abitazioni non inferiore a 500 metri (considerando il numero esiguo di templi da realizzare nella Regione potrebbero essere individuate localizzazioni non necessariamente inserite attualmente in aree cimiteriali ed collocate in zone circondate dal verde); b) il miglior sistema di abbattimento degli inquinanti dai fumi; c) i livelli massimi degli inquinanti contenuti nei fumi ben più restrittivi rispetto a quelli indicati nell’allegato B della dgr 30/06/2020 n.. XII/3322; d) i modelli di gestione e le verifiche che devono essere eseguite da ARPA o da Province/Comuni; e) la presenza di sale confortevoli per il commiato. È inoltre indispensabile al fine di ridurre drasticamente le emissioni nocive e lo spreco di materie pregiate che venga consentito solamente l’uso di bare ecologiche realizzate con legno di facile rigenerazione, prive di vernici e parti metalliche (no ad inserti in lamiera zincata) o in alternativa si dia la possibilità, al momento della cremazione, di consentire la rimozione della salma dalla bara procedendo alla cremazione del solo corpo preventivamente introdotto in un involucro (telo) di materia naturale”.

Le conclusioni

“In sintesi – si legge al termine del comunicato del Coordinamento dei Circoli Legamabiente della provincia di Brescia - di fronte ad una domanda sempre crescente che si sta allineando con quando avviene in gran parte dell’Europa, chiediamo alla Regione di bloccare ogni scelta sulla base dei criteri fissati dal bando e di ripartire con il piede giusto programmando questo servizio fondamentale in accordo con le amministrazioni locali e sulla base dei criteri sopra elencati”.

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