Il Comune "sfratta" lo storico asilo di Adro
Colpo di scena nella controversia con la Fondazione La Vittoria.

Ennesimo colpo di scena nella controversia tra il Comune di Adro e la Fondazione asilo infantile La Vittoria. Nella giornata di mercoledì 8 settembre è scattata una nuova ordinanza di rilascio dei locali e diffida dell’attività firmata dal vice segretario comunale. Un provvedimento che ha innescato la pronta reazione della storica Fondazione adrense che ha depositato un ricorso al Tar per chiedere l’annullamento degli atti, ritenuti illegittimi, e la sospensione dei documenti impugnati. Insomma, l’ente è nuovamente "sotto sfratto" e per evitare l’insorgere di situazioni potenzialmente traumatiche per i bambini nel caso di uno sgombero forzato, nella giornata di giovedì 9 settembre l’attività è stata provvisoriamente trasferita nel vicino oratorio (per una sorta di uscita didattica) nell’attesa del pronunciamento dei giudici.
Il Comune "sfratta" lo storico asilo
Ma cosa è cambiato rispetto a maggio, quando i giudici del Tribunale Amministrativo hanno accolto in parte il ricorso presentato dall’asilo, annullando l’ordinanza di rilascio dei locali emanata dal sindaco il 31 agosto 2020, evidenziando l’assenza di una situazione di rischio che richiedesse l’immediata chiusura dell’edificio (pur prevedendo l’avvio di programma di interventi di messa in sicurezza da realizzare in tre anni, anche in contemporanea con lo svolgimento delle attività)? Per capire bene ciò che sta succedendo bisogna fare un passo indietro e ripercorrere gli sviluppi che ci sono stati, seppur in buona parte in sordina, da luglio a oggi.
La prima diffida del Comune, il ricorso e l’ordinanza del Tar
Dopo il provvedimento emesso il 19 luglio dal vicesegretario comunale, che aveva diffidato la Fondazione dal proseguire l’attività educativa per la fascia d’età prescolare nell’edificio di via Castello, invitandola a rilasciare l’immobile entro il 31 luglio, La Vittoria si era rivolta nuovamente al Tar depositando un nuovo ricorso, al fine di chiedere, da un lato, l’annullamento del provvedimento e, dall’altro, l’accertamento dell’inadempimento del Comune rispetto alla convenzione stipulata nel 2002. Riunitisi nella camera di Consiglio il 2 settembre, i giudici del Collegio presieduto da Bernardo Massari hanno respinto la domanda cautelare, prevedendo però alcune precisazioni: in estrema sintesi, la convenzione è ancora valida ed efficace e il Comune può chiedere l’immediata restituzione dell’edificio concesso in comodato ma è tenuto a mettere gratuitamente a disposizione della Fondazione, nel più breve tempo possibile, locali adeguati per la prosecuzione dell’attività. Un’ordinanza che sembrava garantire una continuità nell’attività di scuola materna e che tuttavia, per come è stata interpretata dall’Amministrazione e anche dal prefetto (martedì si è svolto un vertice in Prefettura), rischia invece di mettere in seria difficoltà le famiglie, le maestre e la Fondazione. Sostanzialmente il Tar precisa che "l’Amministrazione conserva il potere di cambiare la destinazione d’uso dei propri immobili per esigenze di interesse pubblico" (nella fattispecie, con la delibera di Giunta 39 del 6 maggio è stato disposto il cambio di destinazione d’uso da Attrezzature scolastiche a Centro polifunzionale per servizi alla famiglia”) e, a maggior ragione, "il Comune conserva il potere di inibire l’utilizzo dei locali originariamente concessi qualora vengano accertati rischi per l’incolumità delle persone». Insomma, la vulnerabilità sismica è tornata prepotentemente alla ribalta, perché il fatto che il Comune non intenda accettare il rischio sismico e le conseguenti responsabilità per il tempo residuo della convenzione «costituisce una legittima applicazione del principio di precauzione". Tuttavia, per i giudici la convenzione non è da considerarsi scaduta come ritenuto dall’Amministrazione. "Nel caso in esame, si ritiene che la clausola di rinnovo tacito sia legittima – hanno precisato nell’ordinanza - Ne consegue che la convenzione scadrà soltanto il 30 giugno 2023. Fino a quella data il Comune è tenuto a rispettare gli impegni indicati nella convenzione, tra cui la concessione gratuita dei locali per lo svolgimento dell’attività della Fondazione. Rimane però nella disponibilità del Comune la scelta di quali locali concedere". Prima ancora dell’ordinanza del Tar pubblicata il 6 settembre, la vicenda è arrivata sul tavolo della Prefettura, in seguito a una nota che ha definito "inconciliabile la continuazione dell’attività scolastica nell’edificio di via Castello 12". L'incontro tra le parti in Broletto non ha appianato le tensioni tra Comune e Fondazione e le posizioni sono rimaste inconciliabili.
L’ordinanza di rilascio e il nuovo ricorso al Tar
Mercoledì 8 settembre il Comune ha emesso un’ordinanza di rilascio dei locali di via Castello 12. Il vice segretario, richiamando l’ordinanza del Tar del 6 settembre, ha ricordato che è facoltà del Comune la scelta di quali locali concedere, nonché il potere di inibire l’utilizzo dei locali qualora vengano accertati rischi per l’incolumità delle persone. Di conseguenza, il documento ordina "il rilascio immediato dell’immobile" e precisa che "il Comune si è comunque già attivato per reperire locali adeguati alla prosecuzione dell’attività fino alla data di scadenza della convenzione". Nella giornata di giovedì 9 settembre la Fondazione ha depositato un altro ricorso al Tar contro il Comune di Adro per chiedere l’annullamento, previa sospensione, dell’ordinanza adottata l’8 settembre. Ripercorrendo l’intera vicenda, il ricorso porta l’attenzione sulla perizia del Ctu, in base alla quale "il grado di rischio della struttura non impone l’immediata chiusura". Sulla base di queste premesse, l’ordinanza del Comune è ritenuta "illegittima" e si lamenta un "eccesso di potere" da parte dell’ente. La Fondazione denuncia l’inadempimento da parte del Comune degli obblighi contrattuali previsti dalla convenzione e chiede l’immediato trasferimento nel nuovo edificio comunale o in altro plesso utile.
Futuro incerto
La preoccupazione c’è, è innegabile. In gioco non c’è solo il futuro di una Fondazione che esiste da un secolo: le prossime ore saranno decisive anche per decine di famiglie (una settantina i bambini iscritti all’asilo) e per le insegnanti della scuola. Per il bene dei piccoli alunni, tuttavia, le maestre hanno fatto di tutto per mantenere un clima sereno, per infondere tranquillità e far vivere il trasferimento provvisorio delle attività in oratorio come un’esperienza magica all’aperto, sfruttando le competenze in outdoor education. Ma il momento dell’inserimento è particolarmente delicato, sia per gli alunni che per i genitori, e dunque le problematiche legate alla sede rischiano di esasperare le tensioni.
Insomma, l’incertezza pesa. Per il Cda della Fondazione, la priorità è salvaguardare i bambini, continuando a portare avanti la missione per cui l’asilo è nato oltre cent’anni fa.