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Il Cicero chiude i battenti dopo 30 anni: un giorno triste ma con la speranza che «Di sole non ce n’è mai abbastanza»

Il ristorante messicano tra Orzinuovi e Soncino è stato una fucina di arte, musica ed avanguardia

Il Cicero chiude i battenti dopo 30 anni: un giorno triste ma con la speranza che «Di sole non ce n’è mai abbastanza»
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Il Cicero chiude i battenti dopo 30 anni: un giorno triste ma con la speranza che «Di sole non ce n’è mai abbastanza».

Chiude i battenti dopo 30 anni

«Di sole non ce n’è mai abbastanza». Ma per molti non è una stata una giornata soleggiata quella di martedì scorso. Il Cicero chiuderà presto i battenti e la notizia sta facendo rimpiattino tra Brescia e Cremona (ma non solo) e tra chi ha lasciato nel tempo un pezzetto di cuore in quello che non è mai stato solo «un ristorante».

L’anima del Cicero, Luca Imberti, ha ideato questo progetto partendo dalla passione per il Messico che negli anni si è plasmato su di lui e sulle persone che lo hanno frequentato. 30 anni di cene, di feste, di eventi, di vita. Decine gli artisti che hanno vestito di materiali e colori nuovi le stanze del ristorante, centinaia gli eventi legati all’arte, alla musica, alla cultura. E se da un lato la voglia di Luca di rinnovarsi e rinnovare ha invaso il ristorante una promessa non è mai stata disattesa: l’anima vera del Cicero e la fedeltà alla terra di Frida e Diego. Tutto al Cicero è stato Messico: nelle serate invernali con un passo ci si sentiva avvolti nel calore latino, d’estate la terrazza in fiore dove soffiava sempre una leggera brezza faceva pensare (anche solo un pochino) all’oceano. Gli altari del Dia de los muertos, le cameriere coloratissime con i fiori tra i capelli, tutti i drink, rigorosamente composti da prodotti messicani, la campanaccia che suonava prima di ogni canzone di compleanno. Il Cicero è stato un luogo «avanti» in moltissimi ambiti, dagli spettacoli con le Drag queen alle spettacolari celebrazioni con feste di compleanno indimenticabili, fino alla voglia di dare l’opportunità a idee nuove di insidiarsi tra le stanze del locale.

Cosa il Cicero diceva di sé

«Aperto nel 1994, il Cicero è un locale in stile messicano coloniale unico nel suo genere. Offre cucina tipica messicana e pizza dal forno a legna, tradizionale e per intolleranti, da gustare in una delle 4 meravigliose sale: la Sala Centrale Mexican con il famoso neon rosso “Di sole non ce n’è mai abbastanza” e i giganteschi murales alle pareti; la Sala Célia Cruz ricca di colore e allegria, perfetta per la cene e le serate con gli amici; le Salette Interne della Terrazza (Sala Frida Kahlo e Sala Diego Rivera), intime e raccolte; e la Terrazza panoramica affacciata sul fiume Oglio, riccamente fiorita e perfetta per lasciarsi accarezzare dalla brezza del fiume durante le torride serate estive».

L’addio comunicato martedì

Questo il messaggio che martedì mattina, pubblicato sui social del ristorante, ha stupito e fatto scendere una lacrimuccia a molti:

«Sabato 15 Marzo sarà l’ultima sera di Cicero Ristorante Messicano. Dopo 30 anni fantastici pieni di emozioni, buena comida, fiesta y tequila, Cicero saluta tutti i suoi meravigliosi clienti e tutti quelli che hanno collaborato a questo magnifico successo. Camerieri, cuochi, direttrici, bartender, soci, musicisti, deejays, grafici, artisti tutti, idraulici, elettricisti, muratori, falegnami, drag queen, tappezzieri, decoratori, piastrellisti, imbianchini, fornitori, parcheggiatori, commercialisti, attori, giocolieri, spogliarellisti, artigiani tutti, frigoristi e soprattutto la mamma Piera. Muchisssimasss gracias a todosss! Non è un addio ma un arrivederci. Adios amigos! Hasta pronto!».

E se il ricordo di tanti momenti fino ad ora era coperto da una patina di polvere, l’invito del Cicero è quello di inviare tutte le memorie raccolte per ricostruire la storia di un locale indimenticabile. Come? Basterà cercare la pagina Instagram cicero_ristorante-messicano ed inviare tutti «i reperti» nascosti nel cassetto.

Perché soprattutto nei momenti grigi serve pensare sempre che «Di sole non ce n’è mai abbastanza».

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