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Il cementificio è fermo causa frana, "ma dal 2000 non si cava in quell'area"

A rilevare i movimenti anomali nei giorni scorsi sono stati i sistemi di monitoraggio e controllo strumentale installati dall’azienda ItalSacci, presa di mira da Legambiente e dal consigliere regionale del M5s Dino Alberti. Gli ambientalisti chiedono di fermare l'attività di escavazione e di produzione di cemento sulla riva del lago d'Iseo, oltre che di indagare circa le responsabilità legate all'evento franoso che in questi giorni ha messo in allarme il Sebino.

Il cementificio è fermo causa frana, "ma dal 2000 non si cava in quell'area"
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La frana dell’ex miniera Ognoli di Tavernola Bergamasca preoccupa tutto il lago e gli ambientalisti hanno puntato il dito contro l’attività estrattiva del cementificio di ItalSacci. Sono stati proprio i sistemi di monitoraggio e controllo installati dall’azienda ad allertare i tecnici dell’accelerazione del fronte franoso la scorsa settimana, evento dal quale sono derivati tutti i successivi provvedimenti per mettere in sicurezza lavoratori e residenti.

Il cementificio è fermo causa frana, "ma dal 2000 non si cava in quell'area"

"ItalSacci si è fatta carico del sistema di controllo strumentale per la parte di competenza dell’ex miniera e delle aree limitrofe, implementandolo e aggiornandolo con le migliori tecnologie disponibili, installando strumenti in grado (per il loro numero e caratteristiche) di garantire un accurato monitoraggio automatico in continuo, e che hanno permesso di rilevare i recenti movimenti ed evidenziare tempestivamente le criticità emerse - ha dichiarato Agostino Rizzo, direttore tecnico di ItalSacci - La raccolta, l’elaborazione e l’interpretazione dei dati di misura sulla strumentazione installata è stata affidata a una società esterna di comprovata professionalità ed è stato essenziale per evidenziare le recenti accelerazioni dei fenomeni di cambiamento".

Monitoraggio continuo

Secondo quanto stabilito da Regione Lombardia, l’azienda con cadenza bimestrale ha fornito ai vari enti un rapporto sull’andamento della situazione, in modo da poter prendere atto di eventuali situazioni critiche.

"Dal 24 febbraio al report bimestrale si è aggiunto un report giornaliero che consente di apprezzare l’evoluzione del fenomeno nelle 24 ore - ha spiegato Rizzo - Nello specifico, la rete completa del sistema di monitoraggio installato sul versante interessato dalla Paleofrana è composta da una rete topografica formata da 55 prismi ottici, monitorata mensilmente a partire dal maggio 2004, una stazione totale automatica che acquisisce la posizione di 52 prismi ottici a intervallo orario (il sistema automatico è entrato in funzione a giugno 2010, mentre a febbraio 2017 la stazione totale è stata sostituita con un modello più recente, denominato “Leica TM50” e gestito direttamente dallo stabilimento".

Vi sono inoltre otto inclinometri con profondità compresa tra 15 e 80 metri con misure a cadenza bimestrale eseguite sistematicamente, sette cavi Tdr (Time domain reflectrometry, per la riflettometria del dominio del tempo e il monitoraggio dei movimenti franosi sulla base della deformazione di cavi coassiali cementati nel terreno interessato dal movimento) installati tra 2005, 2010 e 2017, otto estensimetri sub-orizzontali in foro a base singola o multibase, misurati mensilmente o settimanalmente a partire da aprile 2004 e sei a filo in superficie, misurati mensilmente e installati nell’aprile 1990, una stazione meteorologica attiva dal 1999, una postazione fissa dalla quale sono acquisite su base trimestrale immagini radar elaborate con tecnologia GBInSAR LiSALab a partire dal settembre 2018 e cinque postazioni Gps monitorate via satellite e con registrazione automatica della posizione misurate da luglio 2019.

"Sull’area è presente una concessione mineraria per escavazione di materiale per la produzione di cemento rilasciata e rinnovata negli anni dagli Enti preposti, attività che è stata condotta dai precedenti proprietari fino al 2000, anno in cui sono cessate completamente tutte le attività estrattive - ha sottolineato Rizzo - Le aree sono divenute di proprietà di ItalSacci nel 2018 e su di esse non è stata ripresa e condotta alcuna attività estrattiva".

Quell’area del monte Saresano, quindi, non è più stata toccata dall’azienda, che ora ha bloccato la produzione ed evacuato lo stabilimento per precauzione.

"Italcementi sta facendo fronte alle necessità del mercato grazie al suo network industriale che prevede, tra gli altri impianti, due cementerie a ciclo completo non molto distanti da Tavernola (a Calusco D’Adda e Rezzato-Mazzano) - ha proseguito - L’Azienda ha predisposto tutte le misure organizzative per continuare a garantire ai clienti la disponibilità di prodotto e la continuità nel servizio. E’ Regione, con il supporto dei tecnici dell’Università di Milano, cui è stato affidato l’incarico di monitorare e studiare la situazione, che definirà gli scenari di rischio e i conseguenti piani d’azione. In attesa che vengano definiti i vari scenari e le eventuali azioni che ne deriveranno, stiamo mettendo a disposizione dei vari enti tutte le informazioni utili e abbiamo partecipato ai vari incontri cui siamo stati invitati per fornire la nostra massima collaborazione. Stiamo anche informando costantemente i colleghi sull’evoluzione della situazione. Sicuramente vi è preoccupazione anche sul futuro".

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