Idoneità alloggiativa i Comuni di Rovato e Pontoglio condannati

Confermata la sentenza di primo grado per i due Comuni che avevano aumentato i costi dei certificati.

Idoneità alloggiativa i Comuni di Rovato e Pontoglio condannati

Costi troppo alti per i certificati di idoneità alloggiativa. Un aumento ritenuto discriminatorio, soprattutto per i cittadini stranieri. I giudici della Corte d’appello di Brescia hanno confermato la sentenza di primo grado, condannando i Comuni di Rovato e Pontoglio.

Idoneità alloggiativa la vicenda

L’incipit della vicenda risale al 2015. Fu allora infatti che Giunta rovatese decise di aumentare i costi dei certificati per l’idoneità alloggiativa da 50 a 312 euro. Stessa cosa avvenne a Pontoglio, dove la cifra arrivò addirittura a 425 euro, la più alta in Italia. I provvedimenti innescarono i ricorsi promossi dalla fondazione «Guido Piccini per i diritti dell’uomo» e dall’Asgi, Associazione di studi giuridici sull’immigrazione. Nel luglio 2016 era arrivata la sentenza di primo grado. Entrambi i Comuni furono condannati perché l’aumento della tassa per il certificato di idoneità alloggiativa fu giudicato «discriminatorio».

Condannati in appello

Nei giorni scorsi la Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna inflitta in primo grado. Con le stesse motivazioni: l’aumento era discriminatorio. Gli enti sono stati condannati a restituire la differenza a «ciascuno straniero che abbia fatto richiesta nel periodo di validità della delibera».

Respinte le tesi dei sindaci

Anche in secondo grado non sono state dunque accolte le ragioni dei sindaci di Rovato e di Pontoglio Tiziano Belotti e Alessandro Seghezzi, che avevano difeso l’operato dell’Amministrazione. “Le pratiche in Comune si devono pagare e l’idoneità alloggiativa non ci costa 50 euro ma molto di più”, aveva spiegato dopo la prima sentenza Belotti, respingendo le accuse di discriminazione. Tuttavia, per la Corte d’appello invece la discriminazione c’è stata. Entrambi i primi cittadini si riservano di commentare dopo la lettura del dispositivo.

Le reazioni

La fondazione «Guido Piccini per i diritti dell’uomo», l’Asgi e la Cgil di Brescia si augurano che “questa ulteriore pronuncia contribuisca a mettere definitivamente fine ad un uso ideologico e distorto dell’azione amministrativa da parte di alcune amministrazioni comunali e che quest’ultima venga finalmente volta all’obiettivo di creare coesione sociale e solidarietà”.

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