I lavoratori dell'ex Simply vogliono risposte
Una vicenda travagliata
«Vogliamo solamente quanto ci è dovuto». Sono tempi difficili, specialmente per quanto riguarda il mondo del lavoro e per chi un lavoro ce l’ha ma non è adeguatamente retribuito oppure è in attesa di una «ricollocazione». Lo sanno bene le sette dipendenti che una volta erano di casa all’Iper Simply di Orzinuovi e che adesso stanno cercando delle soluzioni per poter tirare a fine mese, dato che i soldi che spettano loro faticano ad arrivare tra passaggi di proprietà e cassa integrazione.
La storia del supermercato
L'IperSimply di via Francesca ha chiuso i battenti lo scorso ottobre 2020 e per i 26 dipendenti il destino è stato da subito incerto.
Nei mesi precedenti la chiusura si vociferava di un possibile «fermo» per il punto di Orzinuovi ma nessuno sapeva niente: erano stati organizzati scioperi, proteste e operazioni di volantinaggio. La questione era anche arrivata in Consiglio comunale. Poi l’annuncio: per le 26 persone impiegate è stata disposta la cassa integrazione fino a data da destinarsi.
La maggioranza dei dipendenti ha preferito licenziarsi, cercando un'altra occupazione. Altri invece, nove persone che in questi mesi sono diventate sette, hanno deciso di resistere, percepire la cassa integrazione e attendere le decisioni dell'azienda. Il supermercato, poi, è stato rivenduto a un gruppo di vendita all'ingrosso di beni alimentari: si tratta del Gruppo Effepi Srl di Comacchio. Avrebbe dovuto aprire lo scorso maggio, ma alla fine, il supermercato di via Francesca è ancora vuoto. E i dipendenti rimasti aspettano ancora la loro paga.
Il racconto di una dipendente
«Siamo stati acquisiti a giugno dell’anno scorso, ma fino al 31 dicembre 2021 per tutti i dipendenti è partita la Cassa integrazione Covid - ha raccontato Roberta Redana, residente a Soncino ma che per 15 anni ha lavorato nel punto vendita - Dal 15 ottobre (data di partenza della seconda tranche della cassa Covid) qualcosa è andato storto: l'Inps dice che mancano dei documenti e che dovrebbero essere forniti dal datore di lavoro, ma quest’ultimo dice di aver adempiuto. E’ iniziato un rimbalzo di responsabilità tra datore di lavoro e Inps. E in tutto questo noi ad oggi non abbiamo ricevuto tutto quello che ci deve essere corrisposto. Il 17 gennaio il responsabile è arrivato nel punto vendita di Orzinuovi per un incontro in presenza dei sindacati: tante belle parole illudendoci su un’imminente apertura, ma niente. E’ iniziata una nuova cassa integrazione da gennaio, questa volta anticipata dal datore di lavoro che durerà fino al 2 luglio. La situazione è la seguente: siamo stati pagati per qualche mese ma poi niente. La ditta, dopo numerose e-mail da parte nostra e Pec da parte dei sindacati ha risposto dicendo che sono in pagamento. Il titolare e gli altri soci non rispondono al telefono e non si fanno trovare. I sindacati ci dicono che in questo momento hanno le mani legate dal momento che la ditta non risponde e non ci fa sapere nulla sul nostro futuro e questo va anche contro il contratto collettivo del lavoro».
C’è chi sta cercando un nuovo impiego, chi invece per non mollare l’indeterminato si arrangia come può in attesa che qualcosa si sblocchi. Una situazione che ha sicuramente portato a numerose difficoltà. «Io e da quanto ne so le mie colleghe ci arrangiamo come possiamo ma quei soldi ci sono dovuti e li vogliamo anche perché, chi come me, ha fatto la cessione di un quinto dello stipendio - ha continuato Roberta - Che ci dicano quando apriranno il punto, quando ci daranno lo stipendio, quando hanno intenzione di fare qualcosa ma almeno che comunichino. Siamo disperate e non sappiamo più che fare ne a chi rivolgerci. Non so se si rendono conto della situazione in cui ci troviamo e quella in cui ci stanno lasciando. Vogliamo che i nostri diritti vengano rispettati».
La versione di Effepi
«Non è che non stiamo pagando, ma ci sono tempi e burocrazia da rispettare». E’ parso tranquillo e fiducioso di ottenere permessi e sistemarsi con l’Inps, Sandro Ferraro, direttore generale dell’azienda, che ha fornito la sua versione dei fatti.
«Stiamo definendo tutte le tempistiche, ottenendo la documentazione e ci stiamo anche confrontando con l’Inps per il da farsi - ha spiegato Ferraro, proprietario della catena di alimentari di Comacchio - Tutte queste spiacevoli situazioni dovrebbero risolversi a breve. I dipendenti adesso sono in cassa integrazione, abbiamo pagato loro gli arretrati e ci mancano pochi mesi da dare, dato che l’Inps ci ha detto di procedere con i pagamenti anticipati dalla nostra azienda. Da stabilire e che prenderà forma nei prossimi mesi anche la strategia: avendo di fianco un colosso degli alimentari vogliamo dare un’alternativa che non riguardi solamente il cibo. Nei prossimi giorni verranno pagate alcune spettanze e poi arriveranno anche le altre, per arrivare a una risoluzione entro agosto. Per quanto riguarda il negozio stiamo ottenendo tutte le autorizzazioni del caso: l’obiettivo è aprire entro settembre. I dipendenti a casa riprenderanno a lavorare e, anzi, ne assumeremo degli altri poiché sono pochi. Capisco le problematiche, ma non stiamo con le mani in mano».