I bassi costi e i lati oscuri di una moda sempre più emergente: la fast fashion
Il progetto realizzato all’IIS Don Milani di Montichiari con la cooperativa Cauto
«Fast fashion» indica una tipologia di moda «veloce». Per restare al passo con la sua rapidità vengono creati indumenti di bassa qualità che, conseguentemente, costano poco. Questa è una politica imprenditoriale intrapresa da molte aziende dal momento che quel fashion design, probabilmente, entro meno di un anno non sarà più appetibile e sarà, inevitabilmente, passato di moda: le imprese decidono dunque di non investire nè denaro nè tempo nella creazione di indumenti durevoli.
Don Milani
In questi giorni all’IIS Don Milani diMontichiari non passano inosservati i manichini, disseminati in tutto l’istituto, realizzati dai ragazzi della 4^C del liceo scientifico progettuale, in collaborazione con la cooperativa sociale CAUTO (rete di cooperative che trasformano le opportunità dell'ambiente in percorsi di inserimento lavorativo per persone fragili). I manichini sono vere e proprie opere d’arte che veicolano un messaggio di sensibilizzazione: l’inquinamento da fast fashion, un fenomeno nato negli ‘80 e spopolato in quelli del 2000. Quello che si è creato è un vero e proprio inquinamento, causato dai rifiuti vestiari, che ha un devastante impatto sull’ambiente.
«Le fabbriche tessili sono la causa del 10% delle emissioni globali di anidride carbonica. Una maglietta per essere prodotta richiede circa 2700 litri d’acqua. Ogni anno vengono dismesse 300.000 tonnellate di vestiti, perché scadenti. Inoltre i lavoratori sono vittime di sfruttamento e soggetti a condizioni contrattuali miserevoli. Proprio per mostrare questo lato oscuro che gravita attorno al mondo della moda, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo realizzato questi manichini artistici.» racconta Marco Taetti, studente della 4^C del liceo scientifico progettuale.
Progetto
Il progetto è iniziato tre mesi fa, quando le classi coinvolte nell’iniziativa hanno incontrato un educatore ambientale della cooperativa CAUTO per parlare del tema. Con l’educatore gli studenti hanno intrapreso un vero e proprio percorso anche attraverso l’utilizzo di risorse multimediali. «Abbiamo compreso la cruda realtà che molte comunità, soprattutto in Africa, devono affrontare a causa di questo fenomeno. E’ stata molto importante la visita presso la sede della cooperativa CAUTO. Qui, abbiamo avuto l’opportunità di vedere in prima persona una quantità significativa di vestiti dismessi, considerati (dai consumatori di tutta la provincia) semplici rifiuti.» Questi «semplici rifiuti» possono in realtà essere riciclati: questo è quello che fanno «Spigo e Spigolandia», negozi dell’usato di Rete CAUTO, che valorizzano le risorse selezionando i capi meglio conservati (buona parte degli abiti in vendita proviene dalla filiera etica della raccolta abiti usati «Ri-vesti di valore», svolta in collaborazione con la Caritas Diocesana di Brescia). Grazie al percorso intrapreso con CAUTO, gli studenti e le studentesse hanno iniziato a ideare i loro manichini, ma il progetto ha preso vita nel momento in cui è stato fornito loro il materiale necessario.